Tra tessere false e caso Fondi la Polverini finisce sotto tiro

Primo: il caso dell´Ugl e delle «tessere fasulle», come lo chiama il quotidiano del Pd «Europa», ieri spalleggiato sul fronte opposto dall´antifiniano Vittorio Feltri. Secondo: l´ingresso nel comitato elettorale del più che discusso signore dell´area pontina, il senatore Claudio Fazzone, ras di Fondi, comune a forte tasso mafioso. Terzo: la sortita, peraltro prevedibile, visti gli sponsor politici, sulla Ru486, non una pillola «ma un vero e proprio aborto», da trattare «con ricovero in ospedale». Renata Polverini affronta le insidie del mare aperto, sempre più lontane le fuorvianti rotondità bipartisan dei salotti televisivi. La signora ufficialmente più amata dal centrodestra laziale è costretta a uscire allo scoperto e finisce dritta nella battaglia per le Regionali.
Adesso il gioco si fa duro. Ed ecco che la candidata presidente perde il suo sorriso. Questa faccenda poco esaltante che riguarda il suo sindacato va avanti da giorni. L´Ugl dice di avere due milioni e 54 mila iscritti ma, in realtà - ricostruiva ieri «Europa» - gli affiliati sarebbero poco più di 200 mila. L´Ugl dunque non sarebbe il quarto sindacato in Italia (posizione che dà diritto automaticamente a posizioni nevralgiche in istituti pubblici e comitati di vigilanza) bensì il settimo. Tessere gonfiate, «un iscritto vero ogni dieci». Nel settore della Sanità 42.124 iscritti dichiarati contro i 3600 effettivi, scoperti dalla ricerca di Cisl, Uil e Confsal. Ancora: «Nella pubblica amministrazione – si legge su "Il Giornale"– la consistenza reale dell´Ugl è pari allo 0,7 per cento, quasi prossima allo zero assoluto». Giancarlo Lehner, senatore Pdl, ironizza con Feltri «sul miracolo dei pani e dei pesci». E butta là la provocazione: chiariamo cosa c´è di vero e valutiamo «se Renata Polverini non debba fare un passo indietro».
No, non è il caso di «tirare in ballo il sindacato», liquida lei, facendo capire che è meglio per tutti, anche per i confederali, che la cosa finisca qua, senza ulteriori chiarimenti. Una nuova Polverini: improvvisamente parca di parole, cauta, attenta a non scivolare, meno solare.
Chi le chiede delle tessere e chi le chiede di Fazzone. Scusi, Polverini, ma non la imbarazza avere nel suo comitato elettorale il ras di Fondi, l´unico nella storia della Repubblica che è riuscito ad impedire lo scioglimento di un Comune per mafia nonostante le denunce del prefetto? «Il mio comitato elettorale è espressione di tutti i partiti che sostengono la coalizione», risponde secca. E pazienza se dicono che Fazzone miri, forte delle sue tessere, addirittura al boccone più ghiotto, l´assessorato alla Sanità. Il soldato Polverini abbozza. Mentre Fazzone, bontà sua, si autoproclama «campione di legalità» e riesce addirittura a rilasciare una precisazione così: «La spartizione delle poltrone non appartiene alla mia cultura». Tant´è: i compagni di viaggio per la sfida con Emma Bonino sono anche questi, più Storace, più Adriano Tilgher, leader del Fronte Sociale Nazionale, definiti dall´Unità, la «zavorra nera».
Adesso si entra nel merito, adesso bisogna dichiarare netto e chiaro quel che si pensa. Ieri la Polverini ha risposto sulla Ru486. E lo ha fatto, senza sorprese, da perfetta candidata del centrodestra, appoggiata dall´Udc, e già benedetta, al suo primo giorno di campagna elettorale, dal vescovo di Rieti. «Credo che la Ru486 sia un vero e proprio aborto e quindi ci sia bisogno di assistere con un ricovero le donne che intendano farne uso. Questo nell´interesse della loro salute». Piace ancora alla sinistra? Mica tanto. Commenta Giulia Rodano, attuale assessore regionale alla Cultura: «Credo che la candidata si sia attestata su una posizione fra le più retrive nel centrodestra».
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