Tra Silvio e Giulio patto di ferro per resistere tre anni

C’è aria di smarrimento. Confusione. Incertezza. I parlamentari del centrodestra parlano di "galleggiamento", per di più su "acque mosse". Non si escludono derive pericolose, qualcuno teme naufragi anticipati. Si scuotono sconsolate anche le teste che finora erano rimaste sempre lucide. Più che una rotta, tante rotte (ossa). "Si naviga a vista", dice qualcuno per restare in metafora nautica. E’ evidente che molti soffrono il mal di mare. Barcollano nella tempesta. Poi, in mezzo a un’altra giornata di primavera mancata, cupo prolungamento di un inverno economico e meteorologico che sembra non finire
mai, spuntano Berlusconi e Tremonti. Un Berlusconi quanto mai tremontiano, un Tremonti quanto mai berlusconiano.
Parlano lo stesso linguaggio, sono sulla stessa lunghezza d’onda. E anche se l’onda è quella di una terribile mareggiata, loro sono gli unici che sembrano in grado di non farsi travolgere. Una boa, quasi un salvagente, uno spuntone di roccia che emerge tra i marosi. I parlamentari del centrodestra continuano ad annaspare, ma almeno sanno a che cosa aggrapparsi.
La situazione internazionale è complicata: Moody’s attacca, l’Italia è nel mirino della speculazione, la Grecia brucia, le Borse crollano come birilli sotto una ruspa, Piazza Affari va ai minimi. In serata arriva pure il calo secco di Wall Street. Sul fronte politico interno le fibrillazioni del caso Scajola non si sono ancora riassorbite. Qualche parlamentare parla di rimpasto, altri temono l’addio alle riforme. Nuovi ministri nel mirino? Nuove dimissioni? Effetto domino? I pettegolezzi nei corridoi romani diventano bombe al plastico.
Santoro con il suo Annozero non fa altro che accendere la miccia. Bum bum Michele. Altra tensione che va ad aggiungersi ad abbondante tensione. I nervi saldi, di questi tempi, sono una virtù di pochi. Persino
D’Alema sbrocca facilmente. Berlusconi invece non manda a farsi fottere nessuno. Anzi. Comincia la giornata smentendo le parole che gli erano state attribuite e che avevano fatto sollevare i sopracciglio a Bossi e Fini. "Mai parlato di congiura", dice ai giornalisti. Poi gira in Transatlantico spargendo i pochi grammi di serenità che la giornata concede. Invita a prendere le distanze dalle agenzie di rating ("hanno perso credibilità"), manifesta fiducia nella tenuta dei conti italiani e sottolinea, tremontianamente, la necessità di continuare sulla strada del rigore ("E’ una priorità assoluta"). Se c’è tempesta, la nave inevitabilmente beccheggia. Ma il comandante dà l’idea a tutto di avere il timone saldo in mano.
Al suo fianco un capitano di vascello altrettanto sicuro. In fondo è stato quello che ha previsto la crisi quando tutti non volevano nemmeno sentirne parlare. E’ quello che ha tracciato la rotta per non naufragare. E’ quello che si è esposto sotto l’albero maestro, tenendo i cordoni della borsa stretti come un nodo bocca di lupo. Adesso ha i titoli e la forza per presentarsi in Parlamento a testa alta: "Nessuno è immune dai rischi, nessuno viaggia in prima classe", avverte. Ma poi dispensa, berlusconianamente, parole di fiducia sulla capacità di tenuta dai nostri conti. L’Italia è "vaccinata" da un possibile contagio, assicura. Alla faccia di Moody’s, la crisi non ci prenderà.
Berlusconi e Tremonti, Tremonti e Berlusconi. B&T. Mai così vicini, mai così necessari l’uno all’altro a reggere i colpi della mareggiata. Il premier vuole evitare le elezioni anticipate: sa che sarebbero da irresponsabili in questo momento di crisi internazionale. E sa che il popolo del centrodestra in questo momento avrebbe il dente avvelenato: vuole riforme, non urne. E non ha ancora digerito la casa di Scajola. Il ministro dell’Economia approfitta della circostanza per capitalizzare il grande lavoro svolto sul piano tecnico e crescere ancora sul piano politico.
In fondo che gli manca? Gli altri possibili delfini si sono sfrantumati uno dopo l’altro, l’asse con la Lega è sempre più saldo. E dunque avanti: c’è grande confusione sotto il cielo, perciò la situazione potrebbe anche essere ottima, come diceva il Grande Timoniere. E Dio solo sa quanto l’Italia, in mezzo alla tempesta, abbia bisogno di un Grande Timoniere. Magari con un valido assistente...
mai, spuntano Berlusconi e Tremonti. Un Berlusconi quanto mai tremontiano, un Tremonti quanto mai berlusconiano.
Parlano lo stesso linguaggio, sono sulla stessa lunghezza d’onda. E anche se l’onda è quella di una terribile mareggiata, loro sono gli unici che sembrano in grado di non farsi travolgere. Una boa, quasi un salvagente, uno spuntone di roccia che emerge tra i marosi. I parlamentari del centrodestra continuano ad annaspare, ma almeno sanno a che cosa aggrapparsi.
La situazione internazionale è complicata: Moody’s attacca, l’Italia è nel mirino della speculazione, la Grecia brucia, le Borse crollano come birilli sotto una ruspa, Piazza Affari va ai minimi. In serata arriva pure il calo secco di Wall Street. Sul fronte politico interno le fibrillazioni del caso Scajola non si sono ancora riassorbite. Qualche parlamentare parla di rimpasto, altri temono l’addio alle riforme. Nuovi ministri nel mirino? Nuove dimissioni? Effetto domino? I pettegolezzi nei corridoi romani diventano bombe al plastico.
Santoro con il suo Annozero non fa altro che accendere la miccia. Bum bum Michele. Altra tensione che va ad aggiungersi ad abbondante tensione. I nervi saldi, di questi tempi, sono una virtù di pochi. Persino
D’Alema sbrocca facilmente. Berlusconi invece non manda a farsi fottere nessuno. Anzi. Comincia la giornata smentendo le parole che gli erano state attribuite e che avevano fatto sollevare i sopracciglio a Bossi e Fini. "Mai parlato di congiura", dice ai giornalisti. Poi gira in Transatlantico spargendo i pochi grammi di serenità che la giornata concede. Invita a prendere le distanze dalle agenzie di rating ("hanno perso credibilità"), manifesta fiducia nella tenuta dei conti italiani e sottolinea, tremontianamente, la necessità di continuare sulla strada del rigore ("E’ una priorità assoluta"). Se c’è tempesta, la nave inevitabilmente beccheggia. Ma il comandante dà l’idea a tutto di avere il timone saldo in mano.
Al suo fianco un capitano di vascello altrettanto sicuro. In fondo è stato quello che ha previsto la crisi quando tutti non volevano nemmeno sentirne parlare. E’ quello che ha tracciato la rotta per non naufragare. E’ quello che si è esposto sotto l’albero maestro, tenendo i cordoni della borsa stretti come un nodo bocca di lupo. Adesso ha i titoli e la forza per presentarsi in Parlamento a testa alta: "Nessuno è immune dai rischi, nessuno viaggia in prima classe", avverte. Ma poi dispensa, berlusconianamente, parole di fiducia sulla capacità di tenuta dai nostri conti. L’Italia è "vaccinata" da un possibile contagio, assicura. Alla faccia di Moody’s, la crisi non ci prenderà.
Berlusconi e Tremonti, Tremonti e Berlusconi. B&T. Mai così vicini, mai così necessari l’uno all’altro a reggere i colpi della mareggiata. Il premier vuole evitare le elezioni anticipate: sa che sarebbero da irresponsabili in questo momento di crisi internazionale. E sa che il popolo del centrodestra in questo momento avrebbe il dente avvelenato: vuole riforme, non urne. E non ha ancora digerito la casa di Scajola. Il ministro dell’Economia approfitta della circostanza per capitalizzare il grande lavoro svolto sul piano tecnico e crescere ancora sul piano politico.
In fondo che gli manca? Gli altri possibili delfini si sono sfrantumati uno dopo l’altro, l’asse con la Lega è sempre più saldo. E dunque avanti: c’è grande confusione sotto il cielo, perciò la situazione potrebbe anche essere ottima, come diceva il Grande Timoniere. E Dio solo sa quanto l’Italia, in mezzo alla tempesta, abbia bisogno di un Grande Timoniere. Magari con un valido assistente...
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