I timori del Premier: la tregua post-Grecia sta per finire

«Dobbiamo sistemare il ministero dello Sviluppo, ma qui se si tocca una casella saltano tutti sulla sedia!».
Silvio Berlusconi è convinto che durerà poco la tregua che la crisi ha dettato a tutti coloro che negli ultimi mesi hanno provato ad indebolire maggioranza e governo. Pm in testa.
La pausa ha permesso al Cavaliere di avviare a conclusione alcune sue faccende private, ma molte questioni restano aperte. A cominciare dalla sostituzione di Claudio Scajola e dalla sistemazione di Guido Bertolaso che a settembre lascerà l’incarico - anche se Emma Bonino non sembra convinta possa arrivarci - e che aspira a restare nel governo, magari con un incarico internazionale nelle materia di sua competenza.
L’esuberanza del capo della Protezione Civile, Berlusconi la condivide sino ad un certo punto e non solo perché ha creato nuove tensioni con gli Usa, ma anche per quella sua voglia di intestarsi sempre il lavoro fatto prima a Napoli e poi a L’Aquila. Immaginare soluzioni anche su questo fronte mentre i boatos che arrivano dalle procure parlano di nuove inchieste e avvisi di garanzia, è per il premier «pericoloso». Un pericolo che l’ultima fatica cinematografica della Guzzanti, proprio sul terremoto abruzzese, rischia di aumentare.
Comunque sia è meglio quindi aspettare e godersi la novità di un Gianfranco Fini che da qualche giorno non attacca la maggioranza e di un Pier Ferdinando Casini che si dice pronto a votare il decreto-salva Grecia. «Ora se qualcuno rompe il "giocattolo" si assume una responsabilità non da poco», sostiene l’azzurro Osvaldo Napoli.
Nella cautela del premier, che oggi tornerà a Roma mentre in Parlamento si riprende a discutere di intercettazioni, resta comunque un po’ di amarezza per il pressing della Lega che vorrebbe spuntare il posto di vice del più che probabile Paolo Romani, sul quale invece sperano più di uno stretto collaboratore del Cavaliere. Al Carroccio provvede da tempo il ministro Giulio Tremonti. Resta però nella Lega la convinzione di dover portare a tutti i costi a casa quel federalismo fiscale già mancato nella scorsa legislatura a guida berlusconiana. La pausa che hanno preso le ormai famose cene del lunedì ad Arcore conferma il fastidio del Cavaliere per il pressing del Carroccio «che - come ebbe a dire di recente lo stesso Berlusconi ogni volta che c’è da risolvere un problema ti chiede qualcosa in cambio».
Silvio Berlusconi è convinto che durerà poco la tregua che la crisi ha dettato a tutti coloro che negli ultimi mesi hanno provato ad indebolire maggioranza e governo. Pm in testa.
La pausa ha permesso al Cavaliere di avviare a conclusione alcune sue faccende private, ma molte questioni restano aperte. A cominciare dalla sostituzione di Claudio Scajola e dalla sistemazione di Guido Bertolaso che a settembre lascerà l’incarico - anche se Emma Bonino non sembra convinta possa arrivarci - e che aspira a restare nel governo, magari con un incarico internazionale nelle materia di sua competenza.
L’esuberanza del capo della Protezione Civile, Berlusconi la condivide sino ad un certo punto e non solo perché ha creato nuove tensioni con gli Usa, ma anche per quella sua voglia di intestarsi sempre il lavoro fatto prima a Napoli e poi a L’Aquila. Immaginare soluzioni anche su questo fronte mentre i boatos che arrivano dalle procure parlano di nuove inchieste e avvisi di garanzia, è per il premier «pericoloso». Un pericolo che l’ultima fatica cinematografica della Guzzanti, proprio sul terremoto abruzzese, rischia di aumentare.
Comunque sia è meglio quindi aspettare e godersi la novità di un Gianfranco Fini che da qualche giorno non attacca la maggioranza e di un Pier Ferdinando Casini che si dice pronto a votare il decreto-salva Grecia. «Ora se qualcuno rompe il "giocattolo" si assume una responsabilità non da poco», sostiene l’azzurro Osvaldo Napoli.
Nella cautela del premier, che oggi tornerà a Roma mentre in Parlamento si riprende a discutere di intercettazioni, resta comunque un po’ di amarezza per il pressing della Lega che vorrebbe spuntare il posto di vice del più che probabile Paolo Romani, sul quale invece sperano più di uno stretto collaboratore del Cavaliere. Al Carroccio provvede da tempo il ministro Giulio Tremonti. Resta però nella Lega la convinzione di dover portare a tutti i costi a casa quel federalismo fiscale già mancato nella scorsa legislatura a guida berlusconiana. La pausa che hanno preso le ormai famose cene del lunedì ad Arcore conferma il fastidio del Cavaliere per il pressing del Carroccio «che - come ebbe a dire di recente lo stesso Berlusconi ogni volta che c’è da risolvere un problema ti chiede qualcosa in cambio».
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