Test antidroga, i politici in coda

Carlo Giovanardi garantisce: «Ho avuto un letterale boom di richieste per il test antidroga». Ma lui, il sottosegretario con la delega agli stupefacenti, ha la bocca cucita: «Non farò nemmeno un nome dei deputati e dei senatori che mi hanno avvicinato per avere informazioni. Saranno loro a farli, se avranno voglia».
Qualcuno di loro si è affrettato. Meglio: qualcuno lo ha già fatto. Non è proprio un parlamentare in senso stretto, ma comunque il sindaco di Roma Gianni Alemanno ieri ha voluto dare il primo esempio e si è sottoposto al suo test anti droga. I quasi mille abitanti delle due Camere potranno farlo, se vogliono, da lunedì prossimo fino a venerdì 13.
Il sottosegretario Giovanardi gli mette a disposizione i laboratori della Presidenza del consiglio dei ministri e la privacy più totale: avranno nelle loro casella personale l’indirizzo dove potersi rivolgere. Gli orari: dalle otto alle venti.
Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, è stato fra i primi a rispondere all’appello: «Andrò subito a farmi il test», ha detto. Ma ha fatto di più: «Chiedo formalmente che vengano resi noti i nomi dei parlamentari che non vogliono sottoporsi al test». Anna Teresa Formisano, dell’Udc, ha rilanciato: «Non facciamo soltanto l’esame delle urine, ma un test più serio che abbracci un arco di tempo più lungo di analisi».
Anche Raffaele Lauro, del Pdl, ha rilanciato ancora: «Questo test deve essere reso obbligatorio», ha dichiarato. E la sua dichiarazione è stata raccolta al volo da Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. «Ha ragione Lauro. Dobbiamo essere trasparenti noi che sediamo nei banchi dei parlamentari. Andrò subito anche io a farmi il test».
Prevedibilmente polemica la voce dei radicali. E anche se Benedetto Della Vedova (radicale oggi nel Pdl) ha fatto sapere che se proprio glielo chiedono a fare il test della droga lui potrebbe anche andarci, Rita Bernardini è stata molto più tranciante: « Questa storia del test anti droga è pura demagogia».
La già segretaria del partito radicale non ha dubbi: «Se test antidroga deve essere allora lo si faccia anche ai magistrati, alle forze dell’ordine e ai militari fino ai massimi gradi: ne verrebbe fuori un quadro interessante sull’ipocrisia del proibizionismo e sulla sua capacità di corrompere anche le istituzioni».
Da lunedì, comunque, si parte. E sarà Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento nazionale antidroga, a dirigere le operazioni di manovra. Quello che si può fare nei laboratori della presidenza è il test delle urine, ovvero un test che permette di stabilire l’assunzione di una droga retrodatata di qualche giorno. Ma i parlamentari che lo vorranno potranno anche chiedere di fare il test del capello. Stabilisce se si è o meno assunta droga nell’arco di svariati anni.
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