Tesoriere di Pannella folgorato da Silvio

PARLA sempre, Giorgio Stracquadanio. Ai due telefonini perennemente accesi, ai cronisti, ai colleghi con i quali esce per cenare. Forse solo la moglie Tina Colombo, omonimo di colei che ogni tanto lo intervista sul suo giornale online "Ilpredellino", potrebbe svelare alla nazione se l'infaticabile deputato ultraberlusconiano taccia almeno nel sonno.
Per restare all'ufficialità, mentre andiamo in stampa il contatore dell'Ansa registra 103 lanci con la parola"Straquadanio" nel titolo dall'inizio del 2010. Un'escalation verbale inarrestabile, se si pensa che mancano ancora 108 giorni alla fine dell'anno e nell'intero 2009 il "verbo" di Stracquadanio aveva totalizzato la miseria di 53 titoli. Con ritmi "dichiaratori" inferiori ormai solo a quelli di Daniele Capezzone, risulta comprensibile come ogni tanto gli scappi la frizione perfino con il capo dello Stato.
Milanese, 51 anni e una maturità classica fatta fruttare con le letture,il segreto di Stracquadanio è nel pedigree di attivista radicale. La scuola oratoria della Rosa nel pugno, in termini di resistenza fisica, ha lasciato il segno. A soli 22 anni, a Milano, era già il tesoriere dei pannelliani. Nella seconda metà degli anni Ottanta, lo troviamo a fare il portaborse di Tiziana Maiolo, allora consigliere- comunale. Ma nel 1993, quando tenta in prima persona l'ingresso a Palazzo Marino, la lista radicale resta fuori. Per lui, la porta del "Palazzo" sembra stregata. E invece succede che con l'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, nel 1994, comincia l'avvicinamento di molti radicali a Forza Italia. E dietro all'amico Marco Taradash, troviamo anche Stracquada nio. La sua prima dichiarazione alle- agenzie porta la data del 19 maggio 1995 ed è nella veste di portavoce del "Comitato per il no" ai referendum sulle tv private. Quelli che se fossero passati avrebbero stroncato il conflitto d'interessi berlusconiano.
La seconda sortita è del 26 maggio ed è già un attacco a Giorgio Napolitano, allora presidente della Commissione parlamentare sull'emittenza. Il bello è che il futuro presidente della Repubblica aveva preso le distanze dal Pds, che aveva raccolto le firme per il referendum "anti-Mediaset", ma a Stracquadanio questo non bastava e quindi partì l'accusa di "doppiezza togliattiana". I referendum fallirono perché le autoreti dei "comunisti" furono più di quelle di Stacquadanio. Il quale tornò nell'ombra per quasi 10 anni. Nel 1996, a dire il vero, venne candidato nelle armate berlusconiane. Ma fallì lo sbarco a Montecitorio per pochissimi voti. Ce l'ha fatta nel 2006, ma lì è durata poco la legislatura. Invece nel 2008 è restato fuori perché in lista non l'hanno piazzato - bene. Ed è rientrato alla Camera solo perché un'ex finiana ha optato per Strasburgo. Ma riconquistato il "Palazzo", questa volta Stracquadanio ci si è inchiodato diventando un recordman di presenze e dichiarazioni. Ma la sua vera forza è in come scrive - e spesso c'è la sua penna dietro spezzoni di discorsi del premier.
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