I tesoretti della casta

Nel predisporre ed approvare, in un clima forsennato anti-casta, i bilanci delle Camere, l'atteggiamento dei parlamentari ha ricordato una celebre frase di Winston Churchill: «È accomodante colui che nutre un coccodrillo nella speranza di essere mangiato per ultimo». A seguire con un minimo di onestà intellettuale la discussione sui documenti contabili delle Istituzioni della Repubblica, si trae la convinzione che molti giudizi critici dipendano da veri e propri pregiudizi, prima ancora che da dati reali, pur consistenti. Sono state accolte con entusiasmo le misure di contenimento adottate dal Quirinale (compreso il taglio degli emolumenti del Capo dello Stato secondo una linea che la Camera ha adottato da anni per i deputati), mentre si è guardato con sospetto a risparmi ben superiori realizzati dal Parlamento. Eppure, problemi ce ne sono ovunque. Gli italiani sanno, per esempio, che a Montecitorio vi sono 15 auto blu con 25 autisti, a Palazzo Madama 21 con 25 autisti e al Quirinale 30 con 41 autisti ? E che cosa dire della Corte dei Conti (ben 32 auto e 44 autisti), severa custode delle virtù contabili della pubblica amministrazione? Ma queste sono bazzecole a confronto di quanto non si è voluto vedere. Osservando la vita della Camera dal buco della serratura, tanti giornalisti fustigatori degli italici consumi, non si sono accorti, per esempio, che nella variazione del bilancio non si è data applicazione ad una legge dello Stato che obbliga le amministrazioni pubbliche a spendere, per consulenze, solo il 20 per cento di quanto erogato nel 2009. A domanda, il Collegio dei Questori, pur disponibile a ridurre tali spese, ha ammesso di non poter prendere impegni precisi circa i tempi.
Tutti i gruppi, poi, si sono schierati a difesa del budget della Fondazione della Camera, una sorta di «sine cura» per gli ex Presidenti (i quali non sono stati privati delle prebende loro riconosciute come raccomandava un articolo della manovra) che svolge un'attività culturale per lo più sconosciuta. Si è rimasti nel vago per quanto riguarda la regolarizzazione dei collaboratori parlamentari. E, dulcis in fundo, tutti - compresi i dipietristi - hanno tributato un plateale omaggio al Segretario Generale della Camera, Ugo Zampetti, in carica dal 1999, subissando di voti contrari un ordine del giorno, presentato dai radicali, che invitava a porre dei limiti temporali a questo mandato. Perché prendersi, inoltre, la briga di monitorare gli stanziamenti triennali per il software e in generale per l'informatica, magari mettendoli a confronto con quelli del Pentagono? Guai ad importunare le grandi corporation fornitrici, quando è tanto facile dileggiare la barberia!
* deputato del PdL
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