La tentazione di arroccarsi

Dalla Rassegna stampa

Toccata sul vivo, la Chiesa reagisce al modo in cui le suggerisce la cultura intransigente, classica ricetta dei tempi di crisi, come quando mobilitò i cattolici del mondo a stringersi intorno al papa "prigioniero" nel 1870. Questa volta non sono i Bersaglieri all’attacco, ma alcuni media mondiali. Dal Times a Spiegel, dal NewYork Times al Washington Post, da El Pais a Le Monde. Giornali che non lasciano la presa sugli abusi sessuali del clero e lanciano anzi su Papa Ratzinger una nuova accusa: di aver omesso qualsiasi allusione alla crisi che va scuotendo la Chiesa cattolica nel messaggio pasquale in mondovisione. Qualcuno ipotizza dimissioni papali, altri liquidano il pontificato, sulla soglia dei 5 anni, come «missione fallita» (Der Spiegel).
Radio Vaticana denuncia con senso di allarme una «eclatante campagna diffamatoria» mirata non tanto sui preti pedofili ma direttamente contro Benedetto XVI «nonostante la sua decisa azione contro "la sporcizia nella Chiesa"». Le mosse vaticane che si fanno analizzare in questo tempo di crisi, - una crisi la cui gravità è difficile attualmente comparare e misurare, mancando ancora una buona quantità di dati -lasciano intravedere il disagio del sistema di governare processi di crisi facendo ricorso all’arte del discernimento di prospettiva, della quale la Chiesa sembrava maestra. Un’iniziativa irrituale come quella dell’omaggio pubblico del cardinale Sodano al Papa all’inizio della liturgia pasquale ha denunciato, nella forzatura vittimistica del linguaggio curiale, la preoccupazione del vertice vaticano di ricompattare papisticamente l’intera gerarchia cattolica e lo stesso collegio cardinalizio su uno schema di blocco difensivo integrale, senza residui possibili per sfumature di valutazioni dell’emergenza e di varianti di soluzioni prefigurabili. Mentre è palese che nel corpo gerarchico la crisi dei preti pedofili,per quanto quantitativamente esigua, ha trasmesso una serie di vibrazioni che, a causa della forte compattezza della struttura, hanno messo in sofferenza l’intero sistema su punti delicatissimi e ridato respiro a dibattiti formalmente chiusi come quello sul celibato del clero latino.
Forse Sodano ha valutato le informazioni che affluiscono dalle diocesi cattoliche del mondo come altrettanti segnali di una scossa sussultoria. E l’ha giudicata temibile non solo per la crisi di disaffezione
che va scatenando ma anche e forse più per processi virtualmente scismatici che alcuni osservatori cattolici affermano di percepire già in corso nel sommerso della Chiesa. Di fatto riemergono in un’occasione così dolorosa delle insurrezioni nelle comunità ecclesiali, talora sotto figura di moti di protesta emotiva, tal’altra di contestazione degli attuali assetti nelle relazioni fra clero e popolo dei fedeli o di appelli per lo sblocco dei processi di riforma a favore di un modello di Chiesa "di comunione" quale
Wojtyla aveva nel testamento legato al successore perla realizzazione.
Il pronunciamento filo-papale di Sodano si lascia interpretare dunque come un appello allo schieramento unitario delle forze della Chiesa a fare quadrato intorno a Roma. La mossa mette al riparo la buona fede di Benedetto XVI, il cui comportamento sulla crisi è ritenuto ineccepibile da un osservatore qualificato come il cardinale Martini. Allo stesso tempo rivela che il sistema di governo della Chiesa, privato della partecipazione del collegio episcopale, non sembra in grado di assolvere in modo adeguato al compito di tirar fuori il Papa dalla solitudine del suo tabernacolo teologico per consentirgli di mettere i piedi e le orecchie sulla storia reale del mondo, dove non volano gli angeli.
Il rischio di questa crisi, aperta da un colpo di audacia del papa che ha rotto dall’alto il sistema omertoso sui preti pedofili, è di far incassare alle forze involutive nella Chiesa una spinta ulteriore verso l’arroccamento entro i bastioni, privi persino di feritoie, sotto le ali di un complesso di stato d’assedio. La denigrazione dell’opinione pubblica nell’analisi di Sodano, che ha umiliato i media a "chiacchiericcio", non fa torto solo ai papi del dialogo che le hanno riconosciuto natura di soggetto ecclesiale. E’ il sintomo di un rifiuto complessivo di discernere valori positivi nella scalata delle autonomie e nella eccezionale trasformazione civile in corso nella società globale. Un conto è deplorare l’enfasi e l’accanimento mediatico distorsivo, auspicando un’informazione eticamente sostenibile. Altro è misconoscere che la Chiesa ha tratto vantaggio dal lavoro critico e indipendente, di inchiesta e denuncia, da parte dei media civili, per scavare nel proprio rimosso sacralizzato, alla ricerca della verità, la stessa che Papa Ratzinger pone a fondamento della morale. E’ vero che la Chiesa "non è una democrazia ". E’ ovvio che il Papa ha diritto di seguire la propria coscienza, e non gli umori dell’opinione pubblica e le pressioni. Ma è anche vero che, essendo "comunione", la Chiesa è più dì una democrazia, ma non meno. E che "alla Chiesa senza l’opinione pubblica qualcosa farebbe difetto" diceva Pio XII.

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