Tendenza "inciucio" il Pd apre sulla giustizia

Dimenticate l`Anna Finocchiaro che sbatte contro il muro il testo della riforma sul «processo breve» e si indigna contro la maggioranza e le sue proposte. Quella che ha preso la parola ieri nell`aula del senato parlando di riforme condivise era, praticamente, un`altra persona. Disposta a dialogare su tutto, anche sulla giustizia: «Permettetemi di citare un termine che fa parte della mia cultura ha detto con voce morbida - E` necessario recuperare il senso della "cura" per le nostre istituzioni. Al ministro Calderoli, che ha proposto una convenzione costituente, dico che ne parleremo, è una proposta da valutare». Il primo passo c`è. Ieri il senato ha votato parallelamente le due mozioni convergenti di Pdl-Lega e Pd-Udc a favore di riforme «condivise, di sistema e costituzionali». La maggioranza è uscita dall`aula al momento del testo presentato da Partito democratico e Udc, passato con 128 voti e ampiamente riferito alla «bozza Violante» del neo-responsabile delle riforme del Pd. Lo stesso hanno fatto Finocchiaro, D`Alia e gli altri quando al voto è stato messo il testo di Maurizio Gasparri, votato da 144 senatori. Non l`Italia dei valori, che infatti ha messo sul tavolo un proprio testo e per tutta la giornata ha criticato i compagni di banco accusandoli di puntare all`«inciucio». Contrari all`accordo anche i senatori radicali eletti nella lista del Pd, Donatella Poretti e Marco Perduca: «Siamo contrari nel merito - è l`argomentazione - denominatori comuni che accennano ad aree tematiche senza alcun punto fisso di vera riforma, come per esempio il recupero dell`esercizio dell`elezione per collegio dei parlamentari. E contrari al metodo che chiede al governo di "incoraggiare, con spirito di leale collaborazione", un confronto parlamentare». Critiche pesanti, cui Pd e Udc hanno dato retta ben poco. Anzi, fino a metà pomeriggio sembravano esserci i presupposti per votare tutti assieme il testo preparato da Maurizio Gasparri, se non fosse stato che quando il testo è arrivato effettivamente nelle mani dei senatori dell`opposizione, il Pd non ha avuto cuore di andare oltre. «Suvvia non saremmo stati credibili», spiega Giorgio Tonini, senatore dell`area cattolica nel Pd. La colpa è tutta del passaggio dedicato alla giustizia, che il Pdl ha voluto infilare nella propria mozione. Un ultima righetta, in cui si invita il governo a «stimolare una riforma delle norme di rango costituzionale che sovraintendono al funzionamento del nostro sistema giudiziario». In sintesi: la separazione delle carriere, e, citando ancora Tonini, «senza neppure una riga che chiarisse di voler tutelare l`autonomia e l`indipendenza della magistratura». Troppo. Di qua, l`idea di passare al piano B. Astensioni contrapposte su due documenti simili, ma non identici. Il che non vuol dire affatto che sulla giustizia non si possa dialogare con calma, parlando di riforme «di sistema». Lo spiega sempre la «nuova» Finocchiaro: «Non c`è - scandisce - nessuno scambio. Noi siamo contrari al processo breve e ancora una volta cercheremo di risolvere la lunghezza dei processi con riforme di sistema, come dimostreranno i nostri emendamenti». Però: «Sulla giustizia ci dividono molte cose e però io penso che sia possibile, ciascuno con le proprie proposte, tornare a discutere». Il vicepresidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello esulta e parla di «passo da montanaro», che poi sarebbe quello che lentamente starebbe portando Pdl e Pd a discutere insieme di cambiamenti importanti e «costituzionali», Poco importa che l`unico su cui sono tutti effettivamente d`accordo è il senato federale, perché già quando si parla di riforma del sistema elettorale, o di rafforzamento dei poteri dell`esecutivo, le vicinanze si allontanano. Il poco che c`è basta a garantire l`impegno della Lega che vorrebbe incassare rapidamente il senato federale: Umberto Bossi considera la «convergenza» con l`opposizione davvero «possibile» e affida i lunghi colloqui al presidente dei senatori leghisti Federico Bricolo. A Quagliariello resta l`onore di incassare il risultato:«Pdl e Pd sono contemporaneamente vicini e lontani». E` presto per dire se davvero si farà la «convenzione costituente» di cui parlano tanto Finocchiaro quanto Calderoli. Di certo però il Pd con la sterzata a favore delle riforme condivise si è allineato alle indicazioni del Quirinale. Potrebbe essere riuscito ad allontanare da se il calice delle elezioni anticipate al prossimo marzo. Se la stagione delle riforme condivise è davvero alle porte, non si può certo far saltare tutto ora.
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