"Il tempo era scaduto. Non sono una toga rossa"

Dalla Rassegna stampa

«Ma che altro avremmo potuto fare?». E' tranquillo Maurizio Durante, il presidente della seconda sezione civile del Tribunale di Roma incaricato di guidare l'ufficio elettorale circoscrizionale. E' stato lui, sabato scorso, a decidere lo stop alla consegna delle liste che ha tagliato fuori il Pdl. Una decisione che gli è già costata una denuncia per abuso d'ufficio. «Di questo però non mi preoccupo affatto», commenta il magistrato, classe '41, in servizio da quarant'anni, «io ho applicato la legge, sono a posto con la mia coscienza». E anche allibito per gli attacchi subiti: «E dire -sorride- che non sono neppure unatogarossa»».
Ha ben chiaro, il presidente Durante, come sono andati i fatti quel giorno. «Quando il capitano dei carabinieri e il collega della polizia ci sono venuti a chiedere aiuto perché fuori dalla stanza 23 c'era una gazzarra indegna - racconta - io e la dottoressa Argento, membro supplente della
commissione, siamo usciti per capire cosa stesse accadendo. Ormai era quasi l'una. Perciò ci siamo consultati e abbiamo deciso che solo chi era al di qua del cordone di polizia, disposto per delimitare l'area di consegna, poteva completare le procedure di deposito, gli altri no perché erano ormai fuori tempo. Il termine, per legge, scade alle 12. E noi eravamo già abbondantemente oltre».
I vertici laziali del Pdl tuttavia sostengono che i loro delegati erano arrivati in orario, cioè prima di mezzogiorno... Il giudice non si sottrae, ci pensa un po`, poi risponde: «Nonostante il caos abbiamo provato a fare una piccola istruttoria. Abbiamo chiesto a tutti i presenti se per caso i delegati rimasti fuori fossero arrivati prima delle 12, ma tutti hanno testimoniato che non c'erano. Qualcuno mi ha addirittura riferito che uno si era dovuto allontanare perché aveva avuto una crisi di panico. Sottolineo però che né io né la Argento sapevamo chi fossero questi signori né quale lista rappresentassero». Giusto per fugare ogni ipotesi "complottista". Eppure sempre il Pdl insiste che nessun ufficio può comunque rifiutarsi di ricevere le liste elettorali, anche se in ritardo. «E a chi le avrebbero potute dare, se al sabato le cancellerie chiudono alle
due di pomeriggio?»»replica infastidito Durante.
Una domanda retorica per dire che, con le risorse di cui dispone la giustizia, non poteva essere certo lui a chiedere agli impiegati di fare gli straordinari.
E' basito, il vecchio magistrato. «Capisco la preoccupazione, ma tutto questo è assurdo. Il nostro è un sistema iper-garantista. Se pure la Corte d`Appello dovesse dargli torto, com'è possibile perché l'ufficio centrale regionale valuta solo i criteri da noi adottati per ammettere o escludere le liste, mentre quella del Pdl non risulta nemmeno presentata, c'è sempre il Tar. Che in casi
come questi è sempre favorevole». 

 

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