I tempi del coraggio

Dalla Rassegna stampa

Non costa, se non qualche rendita di potere parassitario e di interposizione burocratica. Non costa, ma crea ricchezza perché mobilita investimenti. È assurdo quindi che il pacchetto sulle semplificazioni non abbia trovato la forza di un decreto.

Un "semplifica Italia 2" con effetto immediato avrebbe aiutato a irrobustire quel clima di fiducia indicato ancora ieri dalla Banca d'Italia come precondizione fondamentale per «un rapido ritorno alla crescita». Così come sarebbe stato importante ricavare risorse e misure per favorire la ricerca e l'innovazione (con crediti di imposta generalizzati, non solo con un bonus limitato ai supercervelli) e per aumentare la produttività. Le parti sociali stanno facendo il massimo per arrivare a un'intesa sulle regole della flessibilità, sull'uso ottimale del fattore lavoro e per non perdere le somme promesse come detassazione dei premi aziendali. Ma il miglioramento dell'habitat competitivo spetta all'Esecutivo. Ed è fondamentale, come insegnano i competitor di Germania e Francia, ad esempio.

Il disegno di legge sulle semplificazioni rischia invece di restare una "testimonianza culturale", buona per i cassetti di Camera e Senato. Che sono pieni di indicazioni sul futuro da parte di Governi dal presente corto perché vicini a fine legislatura. I due rami del Parlamento sono già ora al centro di un ingorgo istituzionale: la sessione di bilancio alla Camera durerà fino a oltre metà novembre (il 12 il ddl di stabilità approderà all'Aula) e il passaggio successivo al Senato accompagnerà realisticamente la discussione fino a ridosso del Natale. Con le elezioni in aprile l'attività del Parlamento potrà durare, settimana più settimana meno, fino a metà gennaio.
La Camera adesso si sta dilaniando sul decreto sanità, il decreto sui tagli ai costi della politica occupa la discussione nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali. Al Senato si registrano acque agitate sul disegno di legge anticorruzione, per non parlare del tentativo che i senatori stanno mettendo in atto per arrivare alla riforma delle legge elettorale.

Il Governo Monti, appena insediato, ha approvato in poco più di una settimana la prima manovra correttiva della rotta verso il precipizio, ma non sembra realistico – dato il clima pre elettorale che concede meno "strappi" al Governo dei tecnici – poter replicare una performance altrettanto rapida.
Forse è un segno di questo clima anche il fatto che non sia ancora approdato alla Gazzetta Ufficiale il decreto su Crescita e innovazione, quello sull'agenda digitale e sulle start up e sul credito d'imposta per le opere strategiche, per molto tempo al centro di un confronto vivace di posizioni all'interno dell'Esecutivo.

 

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