Telefonata alla moglie, Quirico è vivo Bonino: "Dalla Siria un breve contatto"

QUELLA telefonata magnifica e brevissima, giusto il tempo di restituirle il sorriso perso due mesi fa insieme alle tracce di suo marito, Giulietta l’ha ricevuta ieri nel primo pomeriggio: Domenico Quirico, l’inviato della Stampa scomparso 58 giorni fa in Siria, «è vivo e sta bene». È stato lui stesso a chiamarla e a parlarle «per pochi istanti», appena sufficienti a farsi riconoscere. Non ci sono dettagli, e non ce ne devono essere: siamo ancora «in una fase particolarmente delicata», spiegala Farnesina, in cui «si fa appello al senso di responsabilità degli organi di informazione» mentre, assicura il ministro Emma Bonino, «seguiamo la vicenda con tutti i mezzi» dopo «il breve contatto dalla Siria».
Quel che è certo è che si trova sempre in Siria, e non è ancora il momento di sciogliere il nastrino giallo della speranza con cui migliaia di italiani sui social network- e il suo quotidiano, in testata aspettano il suo rientro. «Sarà lui, quando tomerà in Italia, a raccontarci che cosa è successo, dove è stato tenuto. Per ora è fondamentale sapere che è vivo e sperare di portarlo a casa il più presto possibile», dice il direttore della Stampa, Mario Calabresi, che ieri aveva confermato con un tweet le voci già scatenate e sempre più pericolose: «Domenico Quirico è vivo e oggi ha parlato con la moglie. È ancora in Siria, speriamo di riabbracciarlo presto». Dopo due mesi di silenzio assoluto sulla sua sorte, trascorsi tra infinite stragi quotidiane e una speranza sempre più flebile, ieri l’ottimismo si è ripreso finalmente l’intera scena: «Abbiamo fiducia nelle autorità italiane - dice Calabresi - ma la situazione non è semplice, non è risolta, ed è importante adesso mantenere il massimo riserbo su tutti i dettagli, e non lasciarsi andare a informazioni sbagliate. Ci vuole cautela, ci vuole prudenza, ma oggi è successa una cosa che ci riempie veramente di gioia». E chissà se in questa storia ha avuto un ruolo il video-appello girato da Metella e d Eleonora, le due figlie del giornalista che una settimana fa avevano chiesto a chiunque avesse informazioni di contattare le autorità italiane: «Ciao papà, con mamma ti aspettiamo presto», lo salutavano profetiche.
Pochi giorni dopo che quelle immagini sono state diffuse anche sui media locali, ieri papà ha potuto far squillare il telefono. «Siamo felicissime, ma aspettiamo notizie certe», dice con cautela alle agenzie Eleonora, 26 anni, dalla casa di famiglia a Govone, nel Cuneense: «Mamma ha parlato con papà per pochi secondi, è ancora emozionatissima. Non posso restare al telefono, devo lasciare la linea libera, aspettiamo notizie».
Quirico, una vita trascorsa raccontando il "lato B" del mondo senza mai tirarsi indietro di fronte al pericolo, era già stato in Siria tre volte. Era entrato il 6 aprile dal Libano, la sera dell’8 aveva chiamato la moglie, il giorno successivo l’ultimo Sms a una collega. Poi basta, il solito silenzio che era sembrata la consueta saggia precauzione, in una terra in cui quando si cammina è meglio non alzare nuvole di sabbia. Ma i giorni trascorrevano, e anche i silenzi diventavano troppo lunghi. Domenico puntava verso Homs, le sue tracce si interrompevano proprio nell’inferno esplosivo intorno a Qusayr, nel cuore di una battaglia infuriata per settimane fino alla caduta di mercoledì, quando i soldati di Assad hanno piantato la loro bandiera. È troppo presto, oggi, per sapere chi gli abbia impedito per due mesi di dire al mondo che era vivo; ma è ora di fare in modo che possa tornare subito a casa.
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