La telecrazia dominante

Dalla Rassegna stampa

 

Di commenti se ne sono fatti e letti tanti e ancor di più se ne potrebbero aggiungere. Di elezioni regionali e dei successivi risultati si è scritto, detto, stampato, copiato, incollato, rilanciato ovunque. Ne abbiamo fin sotto il tavolo e fin sopra il soffitto, per fortuna. È un bene che si parli, si discuta, si approfondisca. La democrazia vive di dialogo e di contraddittorio. Dunque, è determinante che le coalizioni, i partiti e i movimenti politici facciano una seria analisi del voto e che non lascino davvero niente di intentato o di trascurato. Tutto questo dibattere e discutere va benissimo. Volevo soltanto suggerire alcune riflessioni personali. Non per fare massa né per fare volume. Casomai per abbassare il volume e rivolgermi ai singoli.
È necessario, dunque, partire dalla Lista Bonino-Pannella e avere come punto di riferimento l’ottimo editoriale del direttore Stefano Menichini, dedicato all’ipotetico "papa straniero" che, arrivati a questo punto, sarà eletto dalla tv. Ritengo che si possa partire dal pezzo del direttore di Europa, non per ricambiare l’ospitalità, ma perché si tratta davvero di un articolo diverso dagli altri. Suggerisco a tutti di rileggerlo, interamente. Soprattutto quando afferma: «La verità amara è che, ammesso che esista davvero un Italia lobotomizzata dalle tv del Cavaliere, allora esiste anche un Italia ipnotizzata dalla tv anti-Cavaliere».
È proprio così. Marco Pannella lo va ripetendo da quindici anni. Emma Bonino è ormai esausta per averlo ripetuto fino all’inverosimile durante tutta la campagna elettorale. E non uso il termine "inverosimile" a caso. La tv di oggi è un gioco di specchi, in cui ci sono due riflessi opposti che proiettano la stessa immagine e annullano qualsiasi alterità. È così che viene realizzato il furto del vero e, di conseguenza, vengono esaltate le menzogne prodotte dall’arbitrio o dall’illegalità.
Lo stesso Silvio Berlusconi ne è divenuto un prodotto. E lo subisce come lo subiscono i suoi contrari. Neanche il Cavaliere riesce più a controllare l’avvitamento di un tale sistema telecratico, illiberale, a-democratico. È un sistema di potere in cui la libertà è tolta alla coscienza e resta come rappresentazione di un bisogno indotto, invece che come esigenza reale. Così da non potersi ribellare, così da non potersi liberare. Così che ogni singola coscienza, sia essa schiacciata dalla tv berlusconiana sia che venga sollecitata a reagire in virtù della tv anti-berlusconiana, possa credersi libera o schiava purché dentro il gioco di un baratto in cui si cede un possibile pezzo di verità per avere in cambio il più facile mondo del verosimile. Una tv di destra e di sinistra, insomma, come luogo dello scontro partitocratico. Una tv rivolta ad un pubblico «fedele ai suoi eroi e martiri».
È il potere mediatico che impone la fedeltà ai suoi spettatori togliendo ogni possibile spazio per un rapporto leale. È un luogo di fedeli senza lealtà. Si tratta, continua Menichini, di «un’Italia il cui discorso politico della mattina in ufficio è la replica del Ballarò della sera precedente». È per questa ragione che, tra le innumerevoli analisi del voto regionale, al di là delle tante e corrette osservazioni, a prescindere dai meriti o dalle responsabilità, dai motivi contingenti o dalle mancanze, ritengo che all’interno dei Radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino si possa valutare la mia proposta di nominare un portavoce.
Con tutto quello che ne consegue, con le approfondite ragioni o ragionevolezze, con il gusto liberale di essere compagni. Ho anche dato la mia disponibilità.

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