Teheran attacca l'Italia. "Influenzata da altri Paesi"

Dalla Rassegna stampa

L'Iran torna a bacchettare l'Italia, questa volta sul nucleare. Durante una conferenza stampa, rispondendo a un giornalista che domandava ragione dell'insistenza del ministro Frattini nel chiedere sanzioni contro Teheran, un portavoce del Ministero degli Esteri ha spiegato che Roma
mostra di essere «sotto l`influenza della propaganda di altri paesi». L'America? Israele?
L'accusa è rimasta generica. «I paesi della Ue - ha aggiunto il funzionario - come l'Italia o la Francia non hanno motivo di essere preoccupati. Le nostre attività nucleari si svolgono sotto la sorveglianza degli ispettori internazionali e servono solo a rispondere ai nostri bisogni interni». Le reazioni italiane hanno chiuso il cerchio dell'incomunicabilità, insistendo sostanzialmente sulla necessità di imporre al più presto nuove sanzioni all'Iran.
Il braccio di ferro globale che si sta svolgendo intorno al nucleare iraniano è inghiottito ogni giorno di più da una nebbia opaca, fatta di propaganda, bollettini dell`apocalisse, svolte a U, detti e contraddetti. Il capo di stato maggiore americano Mullen, gran frequentatore dei salotti televisivi della domenica, dopo aver ripetuto a noia che l'America ha pronti i piani dell'attacco, ha detto l'altro giorno che «nessun attacco, qualunque sia la sua efficacia, sarebbe decisivo da solo». Il presidente Ahmadinejad ieri in visita nel Khorasan, al confine tra Turkmenistan e Afghanistan, gli ha dato ragione rafforzando così paradossalmente il coro dei falchi che sui  giornali americani intonano quotidianamente il loro «Bomb, bomb, bombing Iran», copyright
John McCain.
«In nessun modo - ha detto Amhmadinejad - le potenze mondiali potranno fermare il nostro slancio o fermarci». Linea dura? Peccato che nello stesso tempo l'ambasciatore
per il nucleare Ali Ashgar Soltanieh riproponesse all'ente atomico dell'Onu lo scambio «uranio  contro combustibile», offrendosi in alternativa di comprare all'estero l'uranio come ultima risorsa. È un segno, come si sussurra, che l'Iran sta finendo le sue scorte di uranio? Bruno Pellaud, ex vice segretario dell`Aiea, prova a far quadrare il cerchio con un'analisi su «Hunnfington Post.com»: è chiaro dice, legando tutte le provocazioni iraniane con un filo logico, che Ahmadinejad ha deciso di farsi bombardare, per vincere la battaglia sul fronte interno e stoppare le sanzioni.
In Iran sta facendo scandalo un filmato mostrato dalla Bbc persiana, girato probabilmente da qualche Basiji, che mostra Washington smentisce un violentissimo attacco di polizia e milizie contro un salone dell`università di Teheran: corpi ammucchiati come quarti di bue, botte da orbi. Lo scandalo consiste nella data: 15 giugno, una violenza così cieca due soli giorni dopo le elezioni, prima dell'inizio delle grandi manifestazioni. E anche nell'azione spalla a spalla tra polizie e miliziani in borghese.
Chissà se consapevolmente, il regime ha rioccupato subito la tribuna mediatica con la cattura del leader di Jundullah, il gruppo terrorista sunnita che fomenta il separatismo nel SudEst, probabilmente legato ad Al Qaeda. Abdolmalek Rigi avrebbe avuto un passaporto afghano «fornito dagli Usa», ma Washington nega. Rigi sarebbe stato catturato a bordo di un aereo  proveniente dal Pakistan. La tv Al Jazeera ha detto tuttavia che «autorità pachistane» sostengono di aver catturato il terrorista e di averlo consegnato all'Iran.
 

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