Tasse, come si può ridurle

L'obiezione che tasse elevate, un welfare che esclude molti e non protegge chi ne ha davvero bisogno, ampie riserve pubbliche, sono alcuni dei motivi per cui da 15 anni l'Italia cresce meno della media Europea, era respinta con disprezzo ed arroganza. Eravamo incamminati sulla via di una ripresa lentissima. Se altri Paesi impiegheranno sette-otto anni per recuperare i livelli di occupazione precedenti la crisi, noi, crescendo di meno, ne avremmo impiegati quindici.
Se questa era la linea prevalente nel governo, non era la sola. Alcuni ministri, in primis Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, sono apparsi perplessi, se non apertamente contrari, e quando le decisioni hanno riguardato le aree di loro competenza non hanno avuto dubbi nello scegliere le riforme. Ma era una minoranza mal sopportata, soprattutto perché (guarda, guarda) questi ministri sembravano anche relativamente popolari. Altre tensioni si sono avute sulla Banca del Mezzogiorno, apparsa ad alcuni — ad esempio al ministro Fitto — fumo negli occhi per non affrontare i problemi, ad altri un ritorno a politiche che il Sud lo hanno affossato, altro che fatto crescere!
L'esempio più recente si è verificato due giorni fa quando Mariastella Gelmini ha chiesto che venisse messo all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi la sua riforma dell'università, e Giulio Tremonti si è opposto. Se l'Italia è il nuovo paese di Bengodi in cui tutto funziona a meraviglia, che bisogno c'è di riforme? Perché cambiare i vecchi concorsi universitari?
Un buon modo per chiudere una settimana che il ministro dell'Economia aveva aperta tessendo gli elogi della stabilizzazione sul posto di lavoro.
Anche sulla riduzione delle tasse è cambiata l'aria. Ha riacquistato credito l’opinione che dal debito pubblico non si esce con più tasse, ma con più crescita e che per accelerarla le tasse occorre ridurle. Berlusconi stesso, con una chiarezza che gli va riconosciuta, ha detto che si può cominciare riducendo l'Irap, un'imposta odiosa che colpisce indifferentemente le imprese che guadagnano e quelle che perdono. Di qui al ritorno al progetto originario di tre sole aliquote il passo potrebbe essere breve.
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