Le tartine, le torte e la birra alla cannabis fanno litigare i consiglieri comunali

Polemizzare con Silvio Viale, il radicale imprestato al Pd, è come invitare un’oca a bere. E ieri, quando il presidente della Sala Rossa, Giovanni Porcino (Moderati), ha sostanzialmente stigmatizzato l’happening avvenuto a Palazzo Civico per sostenere l’uso terapeutico della cannabis e, sotto sotto, anche la liberalizzazione delle droghe leggere pudicamente descritto come «uso culturale», a Viale non è parso vero scattare come una molla urlando «contro le frasi calunniose, gravi e diffamatorie: non le accetto, la mia è stata un’iniziativa in piena legalità, c’erano anche i vigili, come si fa a dire che ho violato qualcosa?». «Lo si fa anche per tutelare te!» gli ha detto qualcuno dai banchi della maggioranza. «Tutele un c...o! Non sono un handicappato. La mia è agibilità politica, è libertà». Parole e atteggiamenti che hanno obbligato l’altrimenti pacifico ed educato Porcino (difeso pure da Trombotto di Sel che, a rigor di politica dovrebbe essere più vicino a Viale) a sospendere il Consiglio comunale. Contribuendo però, e suo malgrado, a realizzare l’obiettivo di Viale e degli organizzatori del «Cannabis buffet: aperitivo alla canapa in Consiglio comunale». Cioè riportare a galla l’antica battaglia, non solo radicale, per depenalizzare l’uso delle droghe leggere, passando attraverso motivi economici (il rilancio di importanti produzioni industriali a base di canapa) e sanitari: l’uso terapeutico della canapa, condiviso in toto anche dal centrodestra che ha votato mozioni in tal senso in Consiglio comunale, mentre in Regione Sel con Grimaldi e il pd con Giaccone (farmacista), hanno presentato una proposta di legge per promuovere l’uso dei medicinali la cui produzione è però vietata, se non a Firenze in uno stabilimento militare. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Tranne l’happening di ieri nella «Sala matrimoni», riempita di intingoli, olii, tisane e pure birre, tutte realizzate partendo dai semi della canapa rigorosamente, a detta degli organizzatori, con «zero principi attivi di stupefacente». Un corpo di reato però c’era, almeno a sentire gli organizzatori: un germoglio di «gangia», alto appena due centimetri, «ma sufficiente a far scattare un reato penale che può portare a una condanna da 6 a 22 anni». Parole condivise da Luca Cassiani (pd), presidente della commissione Cultura («Diciamo “coltura”» non s’è lasciato sfuggire la battuta, Marrone di Fd’I, tra gli invitati con il leghista Ricca) e da Giuseppe Sbriglio, ex-Pd, ex Italia dei Valori e ora alla guida di un gruppo che porta il suo nome, che, dall’altra parte del tavolo, si strafogava, visibilmente compiaciuto, con una salsina alla cannabis.
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