Tareq Aziz, sospesa la pena di morte

Dalla Rassegna stampa

Resta congelata, in attesa degli altri gradi di giudizio, l’esecuzione della pena capitale inflitta la scorsa settimana dall’Alta corte irachena a Tareq Aziz. L’Italia, assieme all’Europa, è scesa in campo da subito per evitare l’esecuzione della condanna e la Farnesina ha intensificato ieri i contatti con le autorità di Bagdad per definire modi e tempi di una missione del ministro degli Esteri Franco Frattini che già domenica si era detto disponibile ad accompagnare il leader radicale Marco Pannella a Bagdad per "salvare la vita" dell’ex braccio destro di Saddam Hussein e dei suoi coimputati. Ieri sera, in una nota, la Farnesina ha confermato l’intenzione del capo della diplomazia italiana di recarsi nella capitale irachena. Mentre da parte irachena, «nel prendere nota delle particolari sensibilità italiane al riguardo è stato ribadito quanto le più alte cariche irachene avevano già nei giorni scorsi spiegato all’ambasciatore Melani» ed in particolare che nel caso di Tareq Aziz, «i tempi del procedimento giudiziario richiederanno diversi mesi, in attesa dell’esaurimento dei ricorsi interni, prima della pronuncia definitiva della Corte Suprema. Durante tale periodo - si specifica nella nota - l’esecuzione della sentenza a morte rimane sospesa». Una conferma che il leader radicale Marco Pannella ha accolto con piacere, decidendo di sospendere lo sciopero della sete intrapreso per protesta contro la condanna a morte di Aziz. Non c’è comunque ancora una data per la visita di Frattini. L’ex vice premier iracheno è stato condannato in primo grado e per un pronunciamento definitivo bisognerà attendere il giudizio d’appello e quindi la sentenza della Corte suprema. Da parte del ministro degli Esteri, assicurano fonti diplomatiche, c’è la ferma volontà di andare a Bagdad ma nel momento più utile ed efficace, concordando il tutto con le autorità irachene anche in base ai tempi dell’iter dei ricorsi. La sorte di Aziz e la missione di Frattini non sono stati comunque gli unici argomenti al centro dei contatti tra Roma e Bagdad: la Farnesina ha infatti espresso «forte solidarietà» alle autorità irachene per l’attentato terroristico perpetrato domenica da Al Qaeda contro la chiesa cattolica di Bagdad ed è tornata a sottolineare nuovamente la «particolare importanza che da parte italiana si attribuisce al rispetto dei diritti e delle garanzie di sicurezza delle minoranze religiose in Iraq ed in particolare della minoranza cristiana».La Santa Sede si augura che «La sentenza contro Tareq Aziz non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate». Lo afferma una dichiarazione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, sulla condanna a morte dell’ex ministro degli Esteri iracheno. Tareq Aziz, definito da alcuni come il «volto presentabile» dell’Iraq di Saddam, Hussein all’estero, è stato anche, da cattolico caldeo, l’unica figura del mondo cristiano nel regime di Bagdad. Tanto da essere ricevuto più volte da Giovanni Paolo II nelle stanze del Palazzo Apostolico, dove il braccio destro del raìs perorava di volta in volta la causa irachena del momento: prima contro l’embargo economico imposto dall’Onu, poi nel tentativo di arginare le minacce americane prima dell’invasione nel 2003. Il papa polacco aveva già lanciato il suo duro anatema contro l’imminente invasione, e il Vaticano - pur non volendo svolgere alcun ruolo di mediazione - incoraggiò gli iracheni ad allinearsi alle risoluzioni dell’Onu in tema di disarmo. Fu l’ultima volta di Tareq Aziz a San Pietro.

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