Tareq Aziz "il buono" condannato a morte

Tareq Aziz, ex braccio destro di Saddam Hussein, è stato condannato a morte dall'alto tribunale dell'Iraq. La notizia ha immediatamente generato scalpore in tutta Europa. Molto più rispetto a quella dell'impiccagione dello stesso Saddam e degli altri gerarchi dell'ex regime baathista iracheno. Perché Tareq Aziz, dalle nostre parti, soprattutto in Italia, è sempre stato riconosciuto come il "volto umano" del regime.
Così, fra i Radicali (che pure non sono mai stati teneri con la dittatura di Saddam) Marco Pannella inizia uno sciopero della fame e della sete per esprimere solidarietà al condannato. E fra i critici della condanna a morte di Tareq troviamo, in prima fila, i frati di Assisi, (che lo avevano ricevuto prima della guerra del 2003), politici del governo e dell'opposizione, membri del governo, fra cui il ministro degli Esteri Franco Frattini.
La Commissione dell'Ue ha definito "inaccettabile" la sentenza irachena. li Presidente Napolitano ha fatto propria la critica europea. Benché pragmatico, ottimo conoscitore dell'inglese, garante della tolleranza religiosa (era l'unico cristiano ad avere un incarico di altissimo livello in un regime musulmano) e "colomba" in tutti i negoziati che hanno preceduto e seguito i conflitti iracheni, le accuse per cui Tareq Aziz è stato condannato sono pesantissime: crimini contro l'umanità.
La condanna riguarda il suo ruolo nella persecuzione dei dissidenti negli anni del regime di Saddam Hussein: una campagna di torture e uccisioni dei membri del Partito Dawa (islamico sciita) allora all'opposizione. Secondo il figlio di Tareq Aziz, Ziad, è un'ingiustizia, perché: "La condanna a morte di mio padre è un'operazione per vendicarsi contro tutto ciò che riguarda il passato dell'Iraq". L'attuale premier uscente, Nouri Al Maliki, era un membro del Partito Dawa. Tuttavia, se crediamo alla magistratura irachena, questa sentenza è solo l'ultima di una lunga serie, anche se è la prima alla pena capitale. Nell'agosto scorso, Tareq Aziz si era stato giudicato colpevole per il suo ruolo nella deportazione dei Curdi dal Nord iracheno. Ha anche subito la condanna a 15 anni per l'esecuzione di massa di 42 commercianti a Baghdad nel 1992. Ritenuti colpevoli di "speculazione", furono uccisi sommariamente. A nessuna di queste vittime fu concesso un processo regolare, con un avvocato difensore e una possibilità di dibattimento.
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