«Tarek Aziz al patibolo». Il Papa: salvatelo

Dalla Rassegna stampa

La condanna a morte è arrivata secca e inaspettata. Le reazioni internazionali sono unanimi nel chiedere che venga bloccata. Per l'alta corte di Baghdad, l'ex vicepremier e ministro degli esteri cristiano del regime di Saddam, Tareq Aziz, 74 anni, il solo cristiano nel regime di Hussein, considerato da molti in Occidente l'unica faccia presentabile di una dittatura brutale, sarebbe invece responsabile come tutti gli altri gerarchi della persecuzione dei partiti islamici e come tale va impiccato.
Secondo i giudici, Aziz avrebbe fatto perseguitare i membri sciiti del partito Dawaw dell'attuale premier Nuri al Maliki. Duro e abile diplomatico, Aziz non riuscì a impedire la guerra e l'invasione. Si consegnò agli americani dopo che la sua bella villa a Baghdad era stata saccheggiata. Già in prigione per scontare due condanne di 7 e 15 anni legate all'esecuzione di 42 commercianti nel 1992, Aziz ha ricevuto ieri la notizia della pena capitale in una cella del supercarcere di Baghdad.
«È in stato di shock, non se lo aspettava - dice l'avvocato difensore, che risiede in Giordania Da un punto di vista strettamente giudiziario la sentenza è ingiusta e estremamente esagerata. Ricorreremo immediatamente in appello per chiudere la commutazione della pena e la sospensione viste le condizioni di salute». Tareq Aziz era stato promosso vice premier e membro del Consiglio del Comando della Rivoluzione nel 2003 quasi alla vigilia della guerra, e fu proprio questo ultimo ruolo lo ha legato ai crimini e alle violenze del regime. Contro l'esecuzione della condanna a morte il Vaticano ha annunciato un «intervento umanitario» e lo farà per vie diplomatiche. «Ci si augura davvero che la sentenza non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate». Sia dalla Ue che dal presidente Napolitano sono arrivati forti gli inviti a bloccare la condanna a morte.

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