Le tante Europe e le molte Italie

Quante Italie ci sono? E quante Europe? Almeno un paio in entrambi i casi a leggere in controluce le vicende degli ultimi giorni. C'è l'Italia del ministro dell'Interno Roberto Maroni che chiede a Bruxelles di farsi carico dei problemi dell'immigrazione e che, dopo il diniego della Ue, sbatte i pugni sul tavolo e si chiede platealmente se è il caso di rimanere in un'Europa siffatta. C'è l'Europa siffatta che, attaccandosi a una questione burocratica ignora l'emergenza immigrazione sotto gli occhi di tutti e lascia la patata bollente nelle sole mani dell'Italia. Con questa Europa dovrà fare comunque i conti l'altra Italia, quella che domani approverà Agenda 2020, il piano di rilancio degli investimenti per la crescita. All'interno, secondo le prime indiscrezioni, fiscalità di vantaggio per gli investimenti al Sud, la redistribuzione dei fondi Ue ancora inutilizzati, misure di riordino fiscale. Tutti provvedimenti che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti dovrà portare su quello stesso tavolo di Bruxelles su cui l'altro ieri ha sbattuto i pugni il suo collega Maroni. Nessuno può prescindere dall'Europa. Nel bene e nel male. A Bruxelles si giocano molte partite, non tutte si possono vincere. Per questo suona ancora più ragionevole l'appello alla moderazione e alla serenità lanciato dal presidente Napolitano. Chi urla di più, raramente ottiene ragione.
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