I tagli decisi non bastano a fermare l’antipolitica

L’ipotesi delle dimissioni di Renata Polverini era stata testata in anticipo dai maggiori istituti di sondaggi italiani, con risultati che oscillavano tra il settanta e l’ottanta per cento a favore della decisione della presidente di lasciare. Le indagini di opinione si svolgevano, in pratica, mentre il consiglio regionale del Lazio tentava maldestramente la via del salvataggio, alla quale la stessa Polverini si era adattata, almeno in un primo momento. Cosa abbia determinato l’accelerazione che ha fatto precipitare tutto lunedì sera, è chiaro. I partiti, dati alla mano, avevano dovuto prendere atto dell’impossibilità di proseguire: così è partita la corsa alle dimissioni.
Allo stesso modo sono nati i tagli che la Conferenza delle Regioni ha deciso ieri e che sono stati presentati in serata al Presidente Napolitano. Secondo il verdetto dei sondaggisti infatti, nessuno dei membri uscenti del consiglio regionale del Lazio dovrebbe essere ripresentato alle prossime elezioni. Anche se l’opinione pubblica riconosce le responsabilità di “Francone” e “Franchino”, i due ex capigruppo del Pdl che si son fatti la guerra lasciando emergere la rete di sprechi, privilegi e ruberie che ha fatto scoppiare lo scandalo, la convinzione che tutti i consiglieri - com’era in effetti - godessero di privilegi ingiustificati è molto forte nell’opinione pubblica. Di qui la necessità, o di un repulisti generale, o di un’immediata approvazione di nuove regole che cancellino la situazione precedente.
È quel che la Conferenza delle Regioni ha cercato di fare. Come dimostra il fatto che anche il principale responsabile dello scandalo, il “Francone” di Anagni, andrà in pensione a 50 anni con 4000 euro al mese, il quadro che la vicenda laziale ha disvelato è inaccettabile. Nelle Regioni erano (e sono ancora) in vigore trattamenti da casta anche peggiori di quelli che la Camera e il Senato avevano dovuto ridurre nei mesi scorsi, per far fronte all’ondata di antipolitica esplosa nelle ultime elezioni amministrative. I tagli operati ieri dalla Conferenza ne hanno intaccato solo una parte, e non è escluso si arrivi a un nuovo giro di vite nelle prossime settimane, quando Monti potrebbe decidere di intervenire.
Tra Polverini e il Pd ieri c’è stata una dura polemica perchè la presidente, dopo averle annunciata, non ha ancora materialmente presentato la lettera di dimissioni, e ha riunito la giunta per fare alcune nomine nella Sanità. La data delle elezioni regionali, novembre o primavera, in accoppiata con le politiche, dipende da quella lettera, che ieri il ministro dell’Interno Cancellieri ha sollecitato.
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