Tagli alla casta, ma gli onorevoli non rinunciano al barbiere

Dalla Rassegna stampa

 

Deputati e senatori tirano la cinghia o meglio provano a mettere un freno alle spese di Camera e Senato con una serie di proposte di risparmi e tagli, presentate durante l'approvazione dei bilanci 2010 ma non tutte approvate. «Una svolta virtuosa», la definisce il presidente del Senato, Renato Schifani. Si va dall'innalzamento del limite anagrafico perla pensione al Senato, alla rinuncia agli uffici personali dei deputati semplici che pesano «ottomila euro cadauno» al mese alla Camera. Deputati e senatori hanno votato i documenti di Progetto di Bilancio per il 2010 e i relativi ordini del giorno. L'assemblea di Montecitorio ha approvato con 479 sì e un astenuto il bilancio preventivo interno per il 2010: la Camera costerà allo Stato quasi un miliardo di euro, con un incremento dell'1,3% sull'anno scorso. Voto unanime a Palazzo Madama al progetto di bilancio per il 2010 e al rendiconto di bilancio per il 2009: a favore tutti i gruppi parlamentari, mentre non hanno partecipato i due senatori radicali eletti nel Pd, Marco Perduca e Donatella Poretti.
Il documento della Camera prevede risparmi di 315 milioni di curo nel periodo 2006-2011. Risparmi che dovrebbero aumentare fino al 2013, quando si sentiranno anche gli effetti della sforbiciata di mille giuro dalla busta paga dei deputati. A questi andranno aggiunti i tagli del 5% sulle retribuzioni dei dipendenti che guadagnano tra 90mila e 150mila euro, e quelli del 10% degli stipendi sopra i 150mila euro, oltre a un taglio delle spese non vincolate, per un totale di 60 milioni di giuro. I risparmi maggiori potrebbero arrivare dalla dismissione degli uffici nello storico Palazzo Macini, a pochi passi da Palazzo Chigi, in pieno centro a Roma: solo per il 2010 gli affitti costeranno alla Camera circa 54 milioni di euro.
A Palazzo Madama, invece, si prevede una crescita della spesa pari a zero, per il secondo anno consecutivo, e un effettivo taglio della spesa di 35 milioni di euro da conseguire nei bilanci del prossimo triennio.
Ma le proposte di tagli sono state tante, alcune anche fantasiose, e hanno dato vita a polemiche e dibattiti animati: c'è la chiusura della barberia interna di Palazzo Madama, l'allestimento di una area fumatori a Montecitorio ma anche l'adeguamento dei prezzi del bar della buvette dei Senato a quelli di mercato. Idee tutte respinte. L'Idv alla Camera ha suggerito di trasferire le pensioni dei deputati all'Inps e agli altri enti previdenziali, ma a favore dell'iniziativa hanno votato solo i dipietristi. Tutti uniti anche contro la proposta del leghista Stefano Stefani di abolire la barberia a Montecitorio.
A Palazzo Madama respinti gli ordini del giorno presentati dall'Idv e dal senatore del Pdl Raffaele Lauro per l'abolizione dell'assegno vitalizio per i senatori e di tutti i benefici per gli ex presidenti del Senato e della Camera e dei senatori a vita. Tra le proposte spazio anche all'adozione di voli low cost per diminuire le spese per gli aerei. Accolta, invece, come raccomandazione la riduzione, proposta da un odg dell'Idv, di almeno il 40% delle spese complessive inerenti il parco auto. Respinte le altre parti dell'ordine del giorno con cui si chiedeva la soppressione del servizio di barberia o l'aumento dei prezzi alla buvette in modo da allinearli ai prezzi medi del mercato.

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