Svolta a Milano, Pisapia stacca Moratti

Il fantasma della Caporetto di Letizia Moratti, si materializza alle ore 16 e 12 minuti, quando la prima proiezione, elaborata dall'Istituto Piepoli per Tg Norba 24 dava il sindaco uscente del centrodestra appaiato al candidato di centrosinistra Giuliano Pisapia: 44,1% contro 44,4%. Poi il fronte del Pdl e del Carroccio crolla al momento degli scrutini, con la Moratti che cade al 41,73% e il suo sfidante che decolla fino al 47,86%. Sarà ballottaggio (in agenda il 29 e 30 maggio) a Milano, tra Moratti e Pisapia. E il candidato del centrosinistra partirà pure in vantaggio, con più 6 punti percentuale. A conti fatti Moratti ha rischiato il "cappotto" già al primo turno. Il Terzo Polo, con il suo candidato Manfredi Palmeri porta a casa il 5,37%. Si conferma il Movimento cinque stelle, che fa riferimento a Beppe Grillo, che con Mattia Calise incassa il 3,27% del gradimento. I diversi candidati legati alle altre liste che si sono presentate a queste comunali meneghine non hanno superato tutti insieme quota 1,76%. Stabile l'affluenza, con una percentuale del 67,88%, contro il 68,19 precedente 2006. Il Pdl con il 28,84% è appaiato al Pd con il 28,62%. La Lega Nord prende il 9,4%, triplicando quasi i voti del 2006. Ma è il Pdl che crolla di quasi 12 punti rispetto alla somma dei voti di Forza Italia e Alleanza nazionale. Infine il "patatrac" definitivo si manifesta dopo le 23. E riguarda il premier Silvio Berlusconi. Secondo le proiezioni che lo riguardano le sue preferenze personali non dovrebbero superare le 25mila, meno della metà rispetto al record di 53mila che il presidente del Consiglio conseguì come capolista nel 2006. Risultato molto negativo poi per Roberto Lassini, candidato nelle liste del Pdl, l'avvocato al centro delle polemiche per i manifesti "via le Br dalle Procure", che alla vigilia del voto aveva infiammato i dibattiti. Su due terzi delle sezioni sembra aver raccolto un pugno di voti. Sotto choc il Pdl, dove è in corso un duro confronto interno, con toni accesissimi. Dopo il ballotaggio, comunque vada, sarà resa dei conti. Il sindaco non parla. I vertici minimizzano o attaccano. «Non devo consigliare io a Silvio di ricordare ai milanesi che c'è un comunista a un passo da Palazzo Marino», ha detto il ministro per l'Attuazione di programma Gianfranco Rotondi. Durissimo il sottosegretario Daniela Santanché: «La vittoria di Pisapia sarebbe come portare il Leoncavallo a Palazzo Marino, sarebbe una cosa bestiale. Sarebbe come portare la droga senza se e senza ma: lui è sempre stato uno che ha detto che gli spinelli non fanno male». Gelo però dalla Lega Nord. C'è delusione e anche «irritazione» verso l'alleato. Un Bossi furibondo avrebbe urlato nel quartier generale del Carroccio contro il Pdl: «Con un nostro candidato avremmo vinto...». Poi le accuse al Carroccio, da parte del Popolo della libertà: «I leghisti hanno votato per se stessi e non per il sindaco». Moratti sembrerebbe avere meno voti della sua coalizione.
Festa invece al comitato elettorale di Pisapia al Teatro dell'Elfo, dove nemmeno i supporter più fiduciosi si aspettavano un successo così clamoroso. «Una iniezione di adrenalina», ha detto il candidato sindaco del centrosinistra a Milano. E già si prepara la macchina per la sfida per il ballottaggio. Oggi i nuovi manifesti: «Grazie Milano, ora si cambia davvero». E in città ieri sera si sentivano i cori: «Giuliano, Giuliano...» e i nuovi slogan: «...È la breccia di Pisapia».
© 2011 Avvenire. Tutti i diritti riservati
SU