La svolta dell'ultimo minuto non basta a salvare Frau Merkel

Gli elettori tedeschi del Land del Baden-Wurttemberg hanno stabilito che è meglio votare l'originale che il succedaneo. Dopo il disastro della centrale giapponese di Fukushima, nei giorni scorsi la cancelliera Angela Merkel aveva deciso di ribaltare la politica nucleare del suo governo. In ottobre aveva allungato la vita delle 17 centrali atomiche del Paese: improvvisamente, una settimana fa ha annullato quella decisione, l'ha vincolata a uno studio dei rischi da condurre nei prossimi tre mesi e ha ordinato la chiusura di sette reattori. Doveva essere una dimostrazione di decisionismo, di attenzione alle preoccupazioni dei cittadini, in grande maggioranza contrari all'energia atomica. Gli elettori non le hanno creduto: di fronte all'alternativa di scegliere tra la sua tarda conversione e il partito che anti-nucleare è da sempre, hanno optato per la cosa vera, per i Verdi.
È una lezione politica per tutti. Le svolte repentine, a una settimana da elezioni di grande importanza, lasciano scettici cittadini sempre più informati e con desiderio di partecipare alle scelte fondamentali di un Paese. Sabato, a Berlino, Amburgo, Monaco e Colonia erano scese per le strade centinaia di migliaia di persone per protestare contro il nucleare, sarcastiche sul ripensamento di Frau Merkel. Su certi temi - e l'atomo è uno dei più sentiti in Germania - non è possibile avere posizioni flip-flop, essere filonucleari un giorno, contro quello dopo. Può darsi che la svolta della cancelliera sia stata sincera: dopo Fukushima non si può fare finta che niente sia cambiato. Resta il fatto che gli elettori non le hanno creduto, che nell'era dell'informazione istantanea e dei social network la credibilità è una merce che va trattata con il massimo di attenzione.
La sconfitta di ieri di Frau Merkel è un problema anche per l'Europa. La donna che deve salvare l'Unione Europea dalla crisi del debito ha ora un problema politico serio in casa che riverbererà nella Ue. Il suo istinto potrebbe essere quello di pensare più alla sua opinione pubblica - poco propensa a salvare i Paesi ad alto debito - che a Bruxelles. Chissà se sarà meno flip-flop e lo terrà a freno.
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