Svolta al Parlamento di Delhi: un terzo dei seggi alle donne

Dopo un iter legislativo durato 14 anni, la camera alta del parlamento indiano ieri havotato a favore di una legge che riserverà alle donne un terzo dei seggi nelle assemblee federali e statali della più grande democrazia del mondo. Per essere approvato il provvedimento dovrà ora ottenere il via libera della camera bassa, di almeno metà dei 28 stati che formano l'unione e del presidente della Repubblica. Traguardi che a questo punto sembrano a portata di mano, sia per l'ampio arco politico che ha votato a favore del Women's Reservation Bill che per la presenza a Rashtrapati Bhavan, l'imponente palazzo presidenziale nel cuore di New Delhi, di una donna.
Nonostante la maggioranza sia riuscita a conquistare l'appoggio del principale partito di opposizione, il primo passo concreto verso l'approvazione della legge è stato meno semplice del previsto. Nei piani della leader del Congress Party, Sonia Gandhi, vero motore dietro la nascita delle quote femminili, il voto di ieri sarebbe dovuto avvenire l'8 marzo. Un piano fallito per le proteste di alcuni parlamentari che hanno ripetutamente interrotto la seduta di lunedì e che ieri sono stati prima sospesi e poi allontanati con la forza, consentendo solo in serata a 186 deputati di votare a favore della legge e uno solo contro.
Tra gli schieramenti che si sono astenuti spiccano il Trinamool Congress, che con 19 deputati è il secondo partito della coalizione di governo, e due partiti castali che fino a ieri avevano fornito appoggio esterno all'esecutivo. Tecnicamente nessuno di questi schieramenti si è detto contrario in principio alle quote, chiedendo piuttosto l'istituzione di sub-quote per facilitare l'ingresso in parlamento di donne appartenenti agli strati più bassi della società (e alle loro costituency elettorali).
Valutare l`impatto sull'azione di governo di queste momentanee defezioni non è facile. Da una parte potrebbero indebolire una maggioranza che sarà presto chiamata a fare approvare la legge di bilancio e una serie di controverse riforme economiche. Dall'altra, visto l'alto tasso di opportunismo della politica indiana, potrebbero tranquillamente rivelarsi fenomeni estemporanei privi di reali ricadute.
Certo è che la legge approvata ieri, definita da Sonia Gandhi un regalo alle donne indiane», potrebbe lasciare il segno su una società fortemente maschilista dove gli aborti selettivi fanno sì che ogni mille maschi nascano solo 933 bambine. Non solo perché oggi la presenza parlamentare femminile non supera il 1o% a livello federale ed è molto più bassa nei singoli stati. Ma anche perché - nonostante figure di spicco come la Gandhi (il politico più potente del paese), Pratibha Patil (presidente della Repubblica) Meira Kumar (presidente della Camera) e Mayawati (chief minister dell'Uttar Pradesh, lo stato più popoloso dell'unione) - la maggioranza
delle donne indiane continuano «a subire discriminazioni, violenze e difficoltà di accesso a scuola e sanità», come ha ricordato ieri il primo ministro
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