Sviluppo economico, oggi il ministro

Paolo Romani ministro dello Sviluppo. La nomina, salvo sorprese dell'ultima ora sempre possibili quando sono in ballo gli equilibri politici, dovrebbe arrivare stamattina con un rapido passaggio in Consiglio dei ministri. Un passaggio non necessario, dal punto di vista formale, ma diventato una consuetudine; indispensabile invece il giuramento di fronte al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, come prevede la Costituzione. Ad anticipare la decisione di "promuovere" oggi sul campo l'attuale vice ministro allo Sviluppo con delega per le Comunicazioni è stato Silvio Berlusconi che ne ha parlato con diversi deputati del Pdl nel corso della seduta di ieri alla Camera, dedicata all'approvazione definitiva della manovra economica. Ed il tam tam di Montecitorio non ha tardato a diffondere la notizia, subito ripresa dalle agenzie. Al posto di Romani, è previsto l'arrivo di Anna Maria Bernini, viceportavoce del Pdl, avvocato e professore associato di diritto pubblico all'Università di Bologna, che avrebbe conquistato un credito politico accettando di candidarsi in Emilia Romagna alle scorse elezioni regionali, con la prospettiva di una sicura sconfitta nella roccaforte del Pd, come poi effettivamente è stato. Che la nomina di Romani fosse nell'aria era ormai acquisito. Umberto Bossi ha confermato di non gradirla e ha detto che preferirebbe «magari uno che dà certe garanzie, cioè i posti di lavoro». Ma il nome di Romani circola da giorni come il più probabile sostituto di Claudio Scajola che ha lasciato il ministero dello Sviluppo il 4 maggio, dimettendosi per la vicenda dell'appartamento al Colosseo che avrebbe acquistato per lui Diego Anemone, coinvolto nell'inchiesta sugli appalti per il G8. Da allora, l'interim è stato tenuto da Silvio Berlusconi e, più operativamente, dal sottosegretario Gianni Letta. Sono passati tre mesi durante i quali l'attesa nella scelta del successore di Scajola è sembrata legata anche al possibile ingresso dell'Udc nella compagine di governo o al tentativo di ricucire i rapporti con i finiani. Né l'uno né l'altro sono andati in porto. E comunque, dopo il richiamo del presidente Napolitano che ha invitato il governo «a non sottrarsi a decisioni dovute, come quella della nomina del ministro dello Sviluppo o del presidente di un importante organo di sorveglianza come la Consob», Berlusconi sembra abbia preferito accelerare a)meno sul ministero e premiare i buoni rapporti con il Quirinale sanando così anche il conflitto d'interessi legato alla sua qualità di proprietario di Mediaset e alle competenze acquisite con l'interim sul sistema radiotelevisivo. Paolo Romani è strettamente legato a Silvio Berlusconi. Ha lavorato ai suoi esordi nel mondo delle tv locali del Nord ed è diventato il responsabile del Dipartimento nazionale informazione radiotelevisiva di Forza Italia nonché coordinatore regionale di Fi in Lombardia. Il ministero dello Sviluppo resta dunque saldamente nell'orbita del premier che ha appena schierato un fedelissimo come Antonio Martusciello all'Autorità per le Comunicazioni, al posto del dimissionario Innocenzi. Il dossier più importante che è rimasto sulle spalle del ministero è certamente quello del rientro dell'Italia nell'energia nucleare dove un ruolo lo ha svolto e potrà continuare a svolgerlo Stefano Saglia, sottosegretario con le deleghe sull'Energia. Sull'altro fronte, quello delle Comunicazioni, ci sono il rinnovo del contratto di servizio con la Rai, il tavolo sugli esuberi Telecom, quello per la rete di nuova generazione in fibra. Ma soprattutto c'è l'industria e le circa 200 vertenze aziendali dovute alla crisi, oltre al grosso capitolo Fiat. Ma in verità è un ministero ridimensionato nelle competenze e nei fondi quello che Romani, se la nomina sarà confermata oggi, eredita. Con la manovra ha perso 900 milioni di dotazione. Prima ancora aveva perso la vigilanza su Sviluppo Italia e il controllo dei fondi Ue e Fas finiti prima a Palazzo Chigi e poi al ministro Fitto cui è andato di fatto il Dipartimento per le politiche dello sviluppo. Per non parlare dell'avanzata, in questi tre mesi di vacatio, di ministri come Sacconi, Prestigiacomo e Brambilla che hanno cercato di colmare i vuoti lasciati liberi dall'interim.
© 2010 il mess. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU