Il supertestimone che ha visto il pestaggio di Stefano Cucchi

Spunta un supertestimone nel caso della morte di Stefano Cucchi. Un detenuto che avrebbe assistito al pestaggio del giovane nella cella di sicurezza del Palazzo di Giustizia. A confermare la notizia, riportata ieri dal quotidiano La Repubblica, è stato il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo. Su cosa abbia visto il testimone l`avvocato però non si sbottona "Sappiamo cosa ha visto, chi sono le persone coinvolte. Ma in questo momento non possiamo dire di più", ha dichiarato. Il senatore dell`Italia dei Valori Stefano Pedica, tuttavia, da parte sua fa sapere di augurarsi che la magistratura abbia ascoltato tutti i detenuti. "Durante la mia visita di sindacato ispettivo effettuata presso il carcere di Regina Coeli, altri detenuti hanno raccontato una versione diversa dei fatti", riferisce, annunciando per oggi una nuova ispezione alle celle di sicurezza del tribunale di Piazzale Clodio. Intanto proseguono le indagini della Procura di Roma, che due giorni fa ha fatto partire i primi avvisi di garanzia nel filone di inchiesta per omicidio preterintenzionale, destinati a chi ha avuto in custodia il giovane dal momento dell`arresto fino al ricovero in ospedale. Il segretario generale dell`Osapp, Leo Beneducì, smentisce le indiscrezioni e fa sapere che per il momento non risulta pervenuto alcun avviso di garanzia a carico degli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio presso il Tribunale. Secondo quanto risulta all`Osapp, "in quei momenti vi erano appartenenti alla Polizia di Stato, alla Finanza ai Carabinieri, e persino ai vigili urbani. Ed e` normale - spiega il segretario - perché da regola- mento fin quando non c`è convalida del provvedimento in udienza ogni soggetto è tenuto sotto la stretta custodia della forza di Polizia che ha operato l`arresto". Sull`altro fronte della vicenda, quello che riguarda il trattamento ricevuto in ospedale da Stefano Cucchi, ieri i genitori e la sorella del giovane sono stati ascoltati al Senato dalla commissione sull`efficienza del Servizio Sanitario Nazionale. "Dai familiari abbiamo avuto la precisazione che Stefano non aveva nessuna lesione nel momento in cui è stata fatta la perquisizione a casa subito dopo l`arresto", ha reso noto il presidente della commissione Ignazio Marino al termine dell`audizione, mentre "aveva delle lesioni al volto in tribunale, ma camminava benissimo. Quindi non aveva ancora le lesioni che poi sono state riscontrate alla schiena e i danni alla colonna vertebrale". Marino ha inoltre spiegato che sarebbe emersa l`esistenza di una norma interna della zona adibita a carcere all`interno dell`ospedale Pertini che impedisce ai medici di dare notizie di un aggravamento della salute ai familiari di un detenuto". Una norma stabilita tra l`amministrazione dell`ospedale e il ministero della Giustizia che Marino definisce sbagliata e da cambiare "perché in un paese civile una persona che perde la libertà non perde la dignità di persona e, soprattutto, i suoi rapporti con i familiari, in caso di aggravamento, non possono essere interrotti". Oggi la Commissione ascolterà i medici del Fatebenefratelli, mentre domani sarà il turno dell`ospedale Pertini. E non accennano a placarsi le polemiche su Carlo Giovanardi, che con le sue dichiarazioni sulla vicenda di Stefano Cucchi aveva sollevato un vero e proprio polverone di indignazione. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega tra l`altro al contrasto delle tossicodipendenze, aveva affermato che il giovane, "anoressico e tossicodipendente", fosse morto "soprattutto perché pesava 42 chili". Parole irrilevanti, secondo la sorella Ilaria Cucchi - che pure ieri ha avuto un colloquio telefonico con Giovanardi - dal momento che, come ha chiarito anche alla commissione del Senato, "Stefano non era sieropositivo ne` anoressico. Aveva problemi di droga, e questo lo abbiamo detto fin dall`inizio". "La nostra battaglia - ha spiegato ancora Ilaria - è quella di dare dignità alla morte di Stefano. Vorremmo che nessuno morisse più come è morto lui. In questa vicenda sono stati ignorati tutti i diritti umani, sia quello della difesa che il diritto alle cure". Per collaborare a far luce su questa vicenda ieri è stato costituito un comitato di parlamentari di maggioranza e opposizione per la verità su Stefano Cucchi, composto da Rita Bernardini, Emma Bonino, Stefano Ceccanti, Paola Concia, Marcello De Angelis, Silvia Della Monica, Renato Farina, Paola Frassinetti, Guido Galperti, Guido Melis, Flavia Perina, Melania Rizzoli, Walter Tocci, Jean-Leonard Touadi. A coordinare il Comitato "che si prefigge esclusivamente un fine di verità", sarà Luigi Manconi, presidente di "A buon diritto", primo a rendere disponibile sui propri siti internet l`intera cartella clinica di Stefano Cucchi. "Ritengo un fatto estremamente positivo che parlamentari di maggioranza e di opposizione, nel momento più acuto dello scontro sulla giustizia, abbiano trovato una convergenza proprio su una questione di giustizia, che rimanda a quella fondamentale categoria dello stato di diritto che è l`habeas corpus e il diritto alla difesa legale sin dal primo momento di privazione della libertà".
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