Sullo sfondo il rischio delle elezioni

Dalla Rassegna stampa

Gianfranco Fini la fa meno facile rispetto a Berlusconi e alla Lega. Nel suo primo intervento dopo il risultato elettorale, che a detta di tutti ha rafforzato l’asse tra il premier e il leader leghista, il Presidente della Camera non rinuncia a distinguersi, anche di fronte a un’ipotesi quella del semipresidenzialismo francese - costruita per venirgli incontro.
Fini manda due messaggi. Il primo al presidente del consiglio e cofondatore del Pdl, per ricordargli che la strada scelta è molto più complessa di quel che potrebbe sembrare e richiede una lunga serie di interventi sulla Costituzione, a cominciare dal necessario riequilibrio tra i nuovi poteri di un Capo dello Stato eletto direttamente e quelli del Parlamento che dovrebbe bilanciarli. Fini non lo dice, ma è implicito che l’intesa stabilita con la famosa "bozza Violante", che prevedeva un forte rafforzamento dei poteri del premier, forse poteva rappresentare una base di confronto, a partire dalla quale l’introduzione dell’elezione diretta, che trova ancora resistenze nel centro sinistra e un’assoluta contrarietà dei centristi, sarebbe stata più facile dà far digerire. Il secondo messaggio è rivolto all’opposizione: sottolineando l’importanza di una nuova legge elettorale da accompagnare alla revisione costituzionale il Presidente della Camera sa di toccare un punto indispensabile per il Pd e i suoi alleati, e che invece il Pdl
non vuol mettere in discussione.
Tutto ciò, ovviamente, non basta a dire che Fini s’è messo di nuovo di traverso, ma che considera essenziale, diversamente da Berlusconi, arrivare all’approvazione delle riforme con l’appoggio di parte o tutta l’opposizione. Questa impostazione è condivisa anche dalla Lega, che vuole arrivare a un’introduzione del federalismo definitiva, in quanto votata da una larga maggioranza, parlamentare e non provvisoria e sottoposta al vaglio del referendum, come prevede l’articolo 138 della Costituzione per le riforme votate a maggioranza semplice.
Dietro la posizione di Fini s’affaccia anche il sospetto, non esplicito ma diffuso nelle file dei parlamentari a lui più vicini, che Berlusconi possa eventualmente cercare di approfittare anche di un insuccesso della campagna per le riforme, per interrompere una legislatura ingolfata ,e riprendere la vecchia idea delle elezioni anticipate, grazie alle quali potrebbe riproporsi anzitempo come candidato a Palazzo Chigi. Ciò che più di tutto il Presidente della Camera teme e vuol cercare di evitare.

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