Sulle stragi la mafia decise da sola

Nell'ultima puntata del 2001 questa rubrica vi aveva anticipato che le indagini sulle stragi di mafia di due importanti procure stavano entrando in rotta di collisione. Sono passati dieci giorni e ci siamo già. Le agenzie di stampa ieri hanno battuto la notizia di un nuovo indagato dalla procura di Caltanissetta per la strage di Capaci.
Lo anticipava l'Unità di ieri. La novità è dovuta al fatto che i Pm nisseni ritengono attendibile il racconto di due pentiti, Antonino Giuffrè e Giovanni Brusca, su una riunione presieduta da Totò Riina ai primi di dicembre del 1991- attenti alle date - in cui il capomafia programma le stragi che insanguinano il 1992.
Il boss aveva capito che per il maxiprocesso non c'era altro da fare, se non vendicarsi. Alla fine di gennaio arriva la sentenza della Cassazione e cinque settimane dopo viene ucciso Salvo Lima, a maggio Falcone, a luglio Borsellino, a settembre Ignazio Salvo. Il "raccolto rosso" della mafia è stato implacabile con cadenza bimestrale.
A Caltanissetta ora si stanno convincendo che la sorte di Borsellino era stata decisa ben prima della strage di Capaci. A Palermo stanno processando il generale Mori sull'ipotesi di una trattativa con la mafia scoperta da Borsellino che per questo sarebbe stato ucciso. Le due cose non stanno insieme.
E per capirlo non serviva una "gola profonda", bastava ragionare. Per fortuna qualcuno sta cominciando a farlo, almeno a Caltanissetta. La trattativa, se c'è stata, è stata altrove e su altro.
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