Sulla sfiducia a Cosentino la resa dei conti con i finiani

Affranto, arrabbiato, amareggiato e on in mano due o tre ddl - che poco lo convinono - messi a punto dai suoi per difendersi dall’assalto dei giudici», Silvio Berlusconi iei sera è rientrato a Roma dopo due giorni tracorsi ad Arcore ad occuparsi delle altrettano poco liete faccende familiari.
Raccontano che la sortita pubblica dell’aleato e co-fondatore del Pdl lo abbia ancor iù depresso non tanto per «l’ingratitudine» mostrata da Fini, quanto per quel tono irridente e per quella che un ministro azzurro eri definiva «liquidatoria supponenza di un x missino in cerca di legittimazione». Ovviamente anche l’intervento a Ballarò del presidente della Camera non è piaciuto al Cavaliere. Tantomeno la performance del ministro Bondi che, a giudizio del premier, in tv è stato troppo indulgente con l’ex presidente di An.
La tentazione della resa dei conti, che ieri l’altro è stata scongiurata grazie all’intervento dei due capigruppo Cicchitto e Gasparri e del ministro La Russa, è però solo rimandata in attesa di un motivo plateale e manifesto per dichiarare Fini fuori dall’alleanza e magari dallo stesso Pdl. In attesa che Fini dia la «prova d’amore» al momento del passaggio a Montecitorio del processo breve o di qualunque altro provvedimento in grado di sottrarre il premier dalla morsa dei magistrati, la data da segnare sul calendario è quella del 10 dicembre. Giovedì della prossima settimana, mentre il premier sarà a Bonn al congresso del Ppe, alla Camera si voterà - probabilmente con voto segreto - per dire si o no all’arresto del sottosegretario Cosentino e per rinnovargli o meno la fiducia. «Faremo la conta», sosteneva ieri uno stretto collaboratore del premier ricordando anche le ostilità di Fini e dei finiani alla candidatura di Cosentino in Campania.
Lo scontro tra i due co-fondatori del Pdl sta infatti mettendo a rischio anche gli equilibri nella scelta dei candidati alle regionali. Ieri il sottosegretario Giro è arrivato ad esprimere dubbi persino sulla Polverini candidata nel Lazio, mentre in Lombardia si è tornati a discutere della ricandidatura di Formigoni.
L’argomento regionali è stato congelato a palazzo Grazioli, malgrado a via dell’Umiltà si susseguano gli incontri. La sensazione di assedio non abbandona infatti il Cavaliere e l’attesa per la deposizione del pentito Spatuzza amplifica le preoccupazioni per quel coinvolgimento in reati di mafia che da giorni rimbalzano sui giornali. Specie sui fogli di famiglia. La carta delle elezioni anticipate resta quindi ancora sul tavolo del premier e non servirebbe solo per riportare gli alleati a più miti consigli, ma anche per convincere Pd, Udc e Quirinale dell’esigenza da parte del premier di una sorta di salvacondotto che gli permetta di governare sottraendolo dalla serie di processi per mafia che stanno per ripartire a Firenze e Palermo, mentre alla Camera c’è chi (il radicale Turco) presenta un ddl per rendere reato il concorso esterno in associazione mafiosa. Sulla strada della strategia del Cavaliere (”o lodo o morte”), resta però il Carroccio. «Se non facciamo almeno queste riforme la gente ci correrà dietro con i forconi». Il voto bipartisan, seppur su mozione diverse, sulle riforme istituzionali al Senato ha galvanizzato Umberto Bossi. Il Senatùr di elezioni anticipate non vuol sentir parlare, anche se ammette che Silvio Berlusconi in questi ultimi giorni è tornato a farci «un pensierino». «La crisi non ci sarà perché la gente ci punirebbe», ripeteva ieri sera il segretario della Lega.
Eppure questo ragionamento, tante volte ripetuto da Bossi, non ha mai convinto del tutto il Cavaliere che ieri l’altro - dopo il fuorionda di Fini - è tornato a ragionare sulla possibilità di arrivare ad uno scioglimento anticipato della legislatura perché «altri tre anni così non li reggiamo». Le rassicurazioni che per tutta la giornata di ieri sono venute anche da esponenti finiani della maggioranza, non tranquillizzano il premier. «Io di quello non mi fido più», ha ripetuto il Cavaliere ad Gianni Letta che, da buon ambasciatore, provava ieri mattina a riportare al Cavaliere i ragionamenti del co-fondatore, un po’ chiacchierone.
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