Sul processo breve il Pd ora fa melina ma l'iter procede

Dalla Rassegna stampa

C`è Vincenzo Vita che lo definisce un testo «pornografico», Stefano Ceccanti che ne elenca sei probabili motivi per cui è incostituzionale, Emma Bonino che opterebbe volentieri per «un`amnistia legale e selettiva», Felice Casson che chiede più tempo per l`esame in commissione e parla di «amnistia permanente». Il Partito democratico sferra l`attacco al disegno di legge Gasparri Quagliariello-Bacolo, nel giorno in cui comincia la discussione generale in commissione Giustizia al Senato, usando tutte le frecce al proprio arco per, mettere i bastoni fra le ruote al testo. In una parola: fa ostruzionismo. I tempi, la maggioranza l`ha detto a più riprese, saranno velocissimi: il processo breve, secondo il numero uno dell`organismo parlamentare Filippo Berselli (Pdl), dovrà terminare il suo tour de force entro il 16-17 dicembre e permettere all`Assemblea di Palazzo Madama di approvarlo prima della pausa natalizia. E appare ormai chiaro che ai senatori verrà concesso uno spazio di manovra pressoché nullo per modificare il provvedimento che ridurrebbe a sei anni (due per ogni grado di giudizio) la durata dei procedimenti per una serie di reati minori (che prevedono una pena non superiore ai dieci anni) di cui sono accusati gli incensurati. Magari alla Camera andrà diversamente è l`orientamento che trapela dalle riunioni della Consulta giustizia del Pdl, guidata dall`avvocato-deputato Niccolò Ghedini - e alcune limature al testo potranno essere fatte. Sin dalla sua presentazione, infatti, si erano levate voci critiche - prima su tutte quella di Giulia Bongiomo, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio sull`immigrazione clandestina equiparata a reati di «grave allarme sociale» come mafia e terrorismo e, quindi, esclusa dai benefici del provvedimento; una misura che piace alla Lega, ma che il resto della maggioranza di centrodestra pare orientata a modificare quanto prima. Così come, sussurrano fonti del ministero della Giustizia, i tecnici di Angelino Alfano e gli esperti legali pidiellini (si intuisce che alla testa vi sia Ghedini), sono all`opera in queste ore per ritoccare l’”accorcia processi" nel primo articolo, quello che applica di fatto la legge Pinto. Secondo il ddl, lo Stato dovrebbe pagare un equo indennizzo se il processo civile durasse, in primo grado, più di due anni. Tuttavia, visto che un dibattimento civile, in media, va avanti per più di otto anni e supera i due anni in primo grado, lo Stato potrebbe essere costretto a pagare «cifre davvero ingenti». Dunque, si ipotizza che, per il primo grado di giudizio si possa far salire la soglia a tre anni. Ciò che è certo, finora, è che la fiumana di interventi dei parlamentari dell`opposizione rischia di non far quadrare i conti. E, malgrado l`ottimismo in casa Pdl, di far perdere velocità alla corsa del provvedimento.

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