Strategia radicale: sabotare il Pdl

Sembrano loro i più sorpresi. Abituati alle sconfitte, alle battaglie minoritarie, ai digiuni inascoltati, i Radicali, strana "razza" a metà tra la politica e la sociologia, quasi non sono abituati a essere quelli che vincono. Invece, in questi giorni, sta capitando. Senza soldi, senza salotti tv, stanno mettendo in difficoltà l'intera classe politica. Tutta fortuna? Non proprio.
«Mi batterò per eliminare la peste dell'illegalità italiana», aveva detto Mario Staderini il 15 novembre scorso a Chianciano quando, a sorpresa, perché il favorito di Marco Pannella era un altro, lo avevano eletto segretario dei Radicali italiani. Un po' per bravura sua, un
po' per incapacità altrui, un po'per congiunture favorevoli, ci sta riuscendo. Se non a eliminare la «peste», almeno a trasformarla in un grande riflettore per un partito che da sempre lamenta di essere in apnea economica e mediatica.
L'esclusione della lista del PdL nel Lazio, a cui si è aggiunta, ieri, quella del listino, più la non ammissione
del listino di Roberto Formigoni infatti, sono solo il primo passo.
Spiega Staderini a Libero: «Stiamo facendo controlli su tutto il territorio nazionale». Si sono messi in moto dappertutto: Lazio, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Basilicata, Calabria. Secondo una strategia decisa da tempo: «Noi», spiega il numero uno dei Radicali, «abbiamo fatto queste elezioni sapendo che non sarebbero state democratiche. La lotta per la legalità è stata fin da subito la nostra campagna elettorale. Per questo Emma Bonino ha fatto lo sciopero della fame. Quello che sta accadendo ora ci sta dando ragione».
Denunciare l'illegalità delle elezioni non è una novità per i Radicali. La differenza è che questa volta hanno trovato dove far breccia: la richiesta di accesso agli atti depositati. Così in Lombardia è stato possibile bloccare il listino di Formigoni. E ieri nuovo round: hanno depositato alla Corte d'Appello di Milano una memoria integrativa per mettere sotto inchiesta i certificati che autenticano le liste. Secondo i radicali, avrebbero una data anteriore a quella dell'autenticazione. Ma le sorprese potrebbero continuare.
"I controlli fatti finora sono i più facili" , spiega Marco Cappato, candidato per i Radicali alla presidenza della Lombardia. «Per presentare il listino servono 3.500 firme, per le liste provinciali ne occorrono 17mila. Stiamo cercando di controllare tutte le liste».
La richiesta di accedere ai faldoni delle liste è stata fatta ovunque. In Emilia Romagna, in Toscana e in Basilicata la domanda, per il momento, è stata rifiutata. In Liguria, invece, è stata accolta. «E potrebbero esserci esiti interessanti», annuncia il segretario dei Radicali. Come in Lombardia, anche qui le contestazioni riguardano entrambi gli schieramenti: sia il listino di Claudio Burlando (candidato del centrosinistra), sia quello di Sandro Biasotti (centrodestra). Le osservazioni riguardano sempre le irregolarità delle firme e delle autenticazioni. Staderini: «Il paradosso è che stiamo rifacendo una serie verifiche che avrebbero già dovuto fare gli uffici centrali. È bastato aver accesso agli atti perfar emergere le illegalità».
C'è, poi, il caso della Basilicata, per certi versi simile a quello del Lazio. Qui l'uomo dei Radicali si chiama Maurizio Bolognetti, candidato alla presidenza per la lista Bonino-Pannella. Racconta a Libero: «Il termine ultimo di presentazione delle liste era sabato alle ore 12 al tribunale di Potenza. Fino alle 16.30 si è potuto entrare e uscire a piacimento, con il tribunale trasformato in un bivacco. Candidati che erano presenti in lista fino alla sera prima, che erano stati annunciati alla stampa e avevano affisso i loro manifesti in giro, sono spariti la mattina. Cambiare una lista dalla sera alla mattina significa che devi trovare 40mila firme in una notte. Cioè un lucano su quattro. É credibile? ». Anche in questo caso il bersaglio è trasversale. «Le irregolarità riguardano sia il centrodestra, sia il centrosinistra», accusa Bolognetti. A differenza della Lombardia, però, qui il tribunale per ora ha negato l'accesso agli atti. Ma i Radicali
non hanno intenzione di fermarsi. «Faremo di sicuro ricorso al Tar», assicura il pasdaràn radicale.
La crociata radicale prosegue quindi in Calabria. Il piano è di convincere Pippo Callipo, candidato sostenuto da loro e dall'Idv, a presentare ricorso contro i due candidati presidenti, Agazio Loiero (Pd) e Giuseppe Scopelliti (PdL). Qui la contestazione riguarda la modifica della legge elettorale, approvata dopo l'indizione dei comizi elettorali. Secondo il nuovo testo, il candidato presidente sostenuto da liste esonerate dalla presentazione delle firme,
è anch'egli esonerato. Così, a differenza di Callipo, sia Loiero, sia Scopelliti non hanno presentato le firme a sostegno delle proprie liste. I Radicali, però, facendo forza anche su una indicazione del Consiglio d'Europa, sostengono sia illegale modificare le leggi elettorali dopo che si sono fissate le elezioni. Ergo: Loiero e Scopelliti dovrebbero essere esclusi. Una vicenda simile riguarda l'Umbria. Come in Calabria, anche qui è stata approvata una legge per cui i partiti che hanno gruppi consiliari non sono obbligati a presentare le firme. Mentre chi doveva farlo aveva tempo solo dal 21 gennaio. I Radicali stanno presentando ricorso al Tar. Se passa, le elezioni possono essere annullate.
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