Strategia di sopravvivenza Ora il pallino è al Senatur

Dalla Rassegna stampa

La nascita, o la rinascita, del Terzo polo, dopo la botta della sconfitta subita alla Camera, è la diretta reazione alla strategia dell’allargamento della maggioranza per singole chiamate di deputati annunciata da Berlusconi dopo il voto con cui ha salvato il governo, e ribadita ieri in un’intervista a Mattino 5. È come se gli ottanta deputati dei gruppi che avevano presentato la mozione di sfiducia avessero risposto al premier che se vuole trattare, deve farlo con tutti insieme, senza cercare di separare i buoni dai cattivi, Casini da Fini e i parlamentari dai loro leader.
 
 La delusione per l’esito della due giorni in Parlamento era palpabile nell’assemblea a due passi da Montecitorio ieri pomeriggio e attorno al tavolo a cui si sono seduti, oltre a Casini, Fini e Rutelli, tutti gli altri che hanno giocato la partita della sfiducia, da Giorgio La Malfa a Paolo Guzzanti. I terzopolisti ovviamente, piuttosto che le elezioni subito come annunciato dall’asse BB (Berlusconi-Bossi) in caso di impossibilità, per il governo, di andare avanti, preferirebbero che il Cavaliere riuscisse a galleggiare per un annetto, tenendolo a bagnomaria e magari aprendo la strada all’approvazione finale della riforma Gelmini o lasciando passare il decreto milleproroghe. Ma costringendolo anche ad affrontare altri passaggi rischiosi e logoranti, come le sfiducie personali contro i ministri Bondi e Calderoni  la mozione sulla Rai, che verranno discusse a gennaio. Tra le speranze inconfessabili, ma sussurrate da più d’uno dei leader del Polo ritrovato, c’è anche quella chela Corte costituzionale a gennaio annulli il legittimo impedimento, riconsegnando Berlusconi ai magistrati milanesi, e costringendolo a negoziare con gli avversari un nuovo salvacondotto per evitare di affrontare i processi.
 
 Si tratta, come è evidente di una strategia di sopravvivenza, di un’alleanza finora abbastanza occasionale, che comincia a fare i conti con la sconfitta subita martedì e mette in conto l’eventualità che lo scioglimento anticipato delle Camere diventi inevitabile di qui a poco. La blindatura dei parlamentari incerti; sui quali il premier ha puntato immediatamente dopo il modesto risultato dei 314 voti alla Camera per allargare la maggioranza, potrebbe infatti produrre un effetto opposto a quello che i terzopolisti si propongono, accelerando le ambizioni elettorali di Berlusconi e Bossi. Approvato il federalismo, a fine gennaio, potrebbe essere il Senatur, d’intesa con il Cavaliere, a decidere di staccare la spina al governo.

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