Lo strappo dei Radicali. Il Pd: siete fuori

I Radicali si smarcano dal resto dell'opposizione e scoppia un nuovo caso. Il centrosinistra, tutto, diserta l'Aula per le comunicazioni di Silvio Berlusconi, ma tra i banchi vuoti di quella parte dell'emiciclo riservata alle opposizioni siede la mini-pattuglia dei cinque deputati radicali. La loro presenza viene preannunciata formalmente da una nota poco prima che il premier cominci a parlare: sono lì «per rispetto del ruolo istituzionale del presidente del Consiglio ritenendo che chi si candida a governare dovrebbe fare altrettanto».
È il secondo strappo nel giro di pochi giorni, dopo che i Radicali non hanno votato la sfiducia al ministro Saverio Romano provocando le ire del Pd che li ha fatti eleggere nelle sue liste. «Per quanto tempo ancora un partito come il mio dovrà sopportare questa umiliazione?» commenta a caldo la presidente dei democrat Pd Rosy Bindi. sfogandosi con il presidente della Camera Gianfranco Fini che poco prima di entrare in Aula le fa notare la presenza del gruppetto. «I Radicali si sono autosospesi, ne prendiamo atto. Seguano la loro strada, affari loro» commenta il leader del Pd Pier Luigi Bersani che, dopo aver soprasseduto una volta, ora non vede più possibilità di intese. Chiarisce il capogruppo Dario Franceschini: «I deputati radicali si sono collocati volontariamente da mesi fuori dal gruppo del Pd, non solo con l'autosospensione ma con una serie di atti in contrasto con le decisioni degli organi del gruppo. Non abbiamo nemmeno capito cosa voteranno domani (oggi, ndr) sulla fiducia posta dal governo».
Su questo punto la radicale Rita Bernardini, non è stata chiara: «Non votiamo la fiducia ma siamo qui per il rispetto dovuto alle istituzioni» dice, senza chiarire se il non voto dipenderà da una loro assenza dall'Aula. Anche i suoi compagni di partito assicurano che la fiducia al governo non la voteranno, ma il dubbio delle opposizioni rimane.
© 2011 Il Messaggero. Tutti i diritti riservati
SU