La strada liberale che riporta alla "politica"

Come accadde dal 19 febbraio 1949 all'8 marzo 1966 intorno al giornale Il Mondo, fondato e diretto da Mario Pannunzio, che trovò negli "Amici del Mondo" un gruppo di persone attive e operative sul fronte politico e culturale, così anche intorno allo storico e prestigioso quotidiano L'Opinione, diretto da Arturo Diaconale, si è riunito un nucleo di spiriti liberi e liberali, riformatori e libertari, che credono nella forza delle idee, della parola, della libera iniziativa. Insomma, il riferimento è alto e l'ispirazione è ambiziosa, anche perché con il periodico Il Mondo collaborarono nomi di altissimo profilo politico e intellettuale come Luigi Einaudi, che scrisse spesso anche per L'Opinione, gli azionisti Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini e Aldo Garosci; il liberista Panfilo Gentile, i repubblicani Ugo La Malfa e Adolfo Battaglia, un cattolico liberale come Luigi Sturzo e tantissimi altri. Basti soltanto ricordare che, in quel fermento culturale, si formò anche un allora giovanissimo Marco Pannella. Seguendo questa stessa scia, storicamente chiara e riconoscibile, sono oggi nati gli "Amici dell'Opinione". Si tratta di un gruppo inizialmente di 20 volontari, speriamo destinato a crescere, mossi dalla convinzione di poter contribuire attivamente e fattivamente ad un cambiamento del tessuto politico in senso innovativo. La convinzione del gruppo è che ci vorrebbe un campo "altro" per la politica italiana ed europea. Il cambiamento, infatti, non arriverà se non ritroveremo la forza delle idee, la prudenza di un ragionamento pensato, di un discorso approfondito, di un dialogo leale, di un contraddittorio aperto, sincero e conosciuto. Non a caso, nel "metodo liberale" adottato dagli "Amici dell'Opinione", il dialogo è fondamentale. Bisogna, però, spingere la classe dirigente a riscrivere le regole e, allo steso tempo, è necessario provocare un mutamento di mentalità. Ma ancor prima è indispensabile rifondare la politica, ridarle senso, restituirle dignità e vigore. Perché, nel corso della storia, il cambiamento è stato sistematicamente frenato dall'immobilismo, dalla staticità, dalla fermezza del Potere fine a se stesso. In tal modo, oggi, l'antipolitica imperante ha imbavagliato le spinte riformatrici e soffocato la politica togliendole ossigeno, sottraendole spazio, riducendole l'aria, il respiro, la forza. Nella mentalità dominante, perciò, si è affermata la convinzione che la politica sia soltanto una pratica in cui esercitare appetiti personali, arrivismi, dosi varie di cinismo, di soprusi, di egoismi. Il tutto condito da inganni di ogni sorta, raggiri, illegalità, parassitismi burocratici, corruzione, slealtà. È il pragmatismo. È il Potere. Lo stesso che ha sottratto l'avvenire alle nuove generazioni. Spero che, con gli "Amici dell'Opinione", ciascuno possa ritrovare in se stesso e con gli altri i motivi per tornare al futuro, per ritornare a credere nel fu- turo, per andare verso la Politica, nel senso alto della parola. La premessa di tutto, comunque, è quella di non confondere la concretezza con il pragmatismo perché rendere sinonimi i due concetti sarebbe un gravissimo errore. Il pragmatismo, infatti, è divenuto un'ideologia; la concretezza, invece, è fatta di pensiero e azione. Il pensiero liberale, di conseguenza, va innovato e rafforzato. Benedetto Croce parlava di "filosofia della pratica". È quel che bisogna riscoprire. Insomma, gli "Amici dell'Opinione" sono nati per aiutare a comporre un campo "altro" di cultura politica, di discussione e di proposte concrete, cioè un terreno che apra la strada per il cambiamento in senso liberale e riformatore del nostro Paese e dell'Europa. Si tratta di un campo aperto. Perché sono convinto che gli 'Amici dell'Opinione", come già accade con il quotidiano stesso, possano rappresentare un luogo di elaborazione e di circolazione delle idee. La discussione è aperta.
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