Stop alla direttiva anti-hacker, l'Italia resta in black list Onu

Dalla Rassegna stampa

Forse la notizia non diventerà un titolone sui giornali. Ma è destinata a incidere nella carne viva proprio dei quotidiani che combattono la battaglia per il riconoscimento del diritto d'autore e che affrontano la crisi dell'editoria. L'Autorità per le comunicazioni, dopo oltre un anno di discussione, ha rinunciato all'adozione di un regolamento anti-hacker che avrebbe provato a portare un po' di ordine in un settore che pone ancora l'Italia nella lista nera dell'Onu per quanto riguarda la pirateria su internet. L'Agcom guidata da Corrado Calabrò ha gettato la spugna a causa dello scontro tra due ideologie all'interno del consiglio, specchio di quanto accade nel Paese: internet deve fornire il frutto della proprietà intellettuale gratis o no? Alla fine ha prevalso la prima tesi, anche perché partiti importanti come il Pd sono scesi in campo con tutta la loro forza residua per ribadire il concetto che il diritto d'autore online sostanzialmente non deve essere remunerato. Un concetto che ha messo già in ginocchio in Italia l'industria discografica, comincia a impensierire seriamente quella cinematografica e assilla tutti gli editori da Rcs all'Espresso, per finire ai più piccoli rappresentati in Fieg. L'addio alle armi dell' Agcom è sancito in una lettera che i principali gruppi parlamentari hanno spedito a Calabrò, di cui MF-Milano Finanza è venuto in possesso, per rallegrarsi della mancata adozione di un regolamento che a loro modo di vedere intaccava le competenze del governo e delle camere. «Nelle ultime settimane Governo e Parlamento hanno più volte dimostrato di aver rimesso in agenda il tema del diritto d'autore con una volontà di giungere finalmente, a una riforma strutturale», scrivono Marco Perduca (Radicali), Felice Belisario (Idv), Flavia Perina (Fli) e Vincenzo Vita (Pd), «diamo volentieri atto all'Autorità per le comunicazioni di aver sollevato il tema del diritto d'autore tra le riforme necessarie ed è proprio grazie al lavoro di presidente e consiglieri che finalmente emerge la possibilità dì un dibattito aperto e complessivo che solo il Parlamento dovrà tradurre in norme primarie».

Insomma, un mezzo incidente diplomatico, visto che il testo dell'Agcom era pronto. Ma come si dice, il Parlamento è sovrano. «Ribadiamo la nostra preoccupazione per un conflitto possibile tra la centralità e la esclusiva competenza del Parlamento in materia legislativa e il lavoro dell'Agcom», aggiungono i parlamentari che ricordano i tentativi di formare in Parlamento una materia così complessa.- «Ribadiamo la nostra soddisfazione per la sospensione da parte dell'Autorità del regolamento sul diritto d' autore, che comunque si sarebbe scontrato col regolamento della Commissione europea che avrebbe reso necessaria una nuova consultazione pubblica. Chiediamo quindi in maniera chiara che l'Agcom rispetti il suo e il nostro ruolo aspettando che il Parlamento legiferi».

Che cosa conteneva di così urticante il regolamento Agcom? Principi analoghi ad altri in vigore in Europa, come la rimozione selettiva dei contenuti coperti da copyright e invece piratati, l'inibizione dell'accesso dell'utenza al sito internet, la cessazione della ricezione o della ritrasmissione in streaming, il blocco degli indirizzi di rete di cui si fosse accertato l'utilizzo frequente a fini illegali. Ora su tutto ciò è calato il sipario. Sì spera che il Parlamento, prima di sciogliersi, riesca a fare di meglio e presto.

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