"Stefano morto di fame e di sete e il primario non lo ha mai visitato"

Sette punti oscuri sui ricoveri e sulla morte di Stefano Cucchi. Sette «criticità», come le definisce la commissione del Senato presieduta da Ignazio Marino. Un elenco allegato alla relazione che riguarda il "caso" del geometra romano, arrestato la sera del 15 ottobre per droga e morto misteriosamente sei giorni dopo.
Partono dai vistosi segni sul corpo del detenuto, i senatori, fratture e ecchimosi riscontrate in sede di autopsia, che nessuno aveva pensato di segnalare alla magistratura. Cucchi non è morto per il pestaggio. A ucciderlo è stata la disidratazione: un blocco renale dovuto alla mancata assunzione di acqua e cibo. Nessuno se n'era accorto, nessuno ha avvertito il paziente o
chiamato i familiari. E salta fuori che, a fronte di una situazione drammatica, arrivata a «un
punto di non ritorno», il primario della struttura protetta del Pertini, Aldo Fierro, indagato dai pm romani, non ha neppure visitato il paziente o deciso di monitorarlo.
Per la commissione non c`è dubbio: «Nell'opinione dei consulenti tecnici, le ecchimosi
palpebrali sono probabilmente prodotte da una succussione (scuotimento ndr) diretta delle due orbite palpebrali. Analogamente le lesioni alla colonna vertebrale sembrano potersi associare a un trauma recente, Sempre a una lesione recente è colleata la frattura al sacro coccige».
Quando Cucchi arriva a Regina Coeli è in pessime condizioni: trasferirlo «Il medico del carcere invia d'urgenza il detenuto al pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli. Ma l'accesso all'ospedale avviene dopo quattro ore». E la relazione fa riferimento anche all'organizzazione: «l'ortopedico del Fatebenefratelli viene consultato telefonicamente, non essendo di guardia: ciò non sembra consono a un nosocomio, sede Dea di primo livello». Anche la cartella clinica non si trova: «Nel primo ricovero al Fatebenefratelli manca la cartella clinica di accompagnamento dal carcere e mai viene successivamente citata come letta da alcun testimone». Ma i senatori ritengono anomala anche la procedura che ha portato al ricovero di Cucchi al Pertini. Per metterla in atto viene contattato un dirigente del ministero non in servizio che firma il nullaosta. Modalità che gli stessi dirigenti, in commissione, hanno definito «senza precedenti». «Alla luce dell'anomala procedura - si legge ancora nella relazione - è lecito domandarsi se tale percorso sia stato indotto da motivi sanitari o da esigenze organizzative dell`amministrazione». E ancora sui medici. Si legge nella relazione: «Il primario responsabile della struttura protetta non ha mai visitato Cucchi. In considerazione dell'aggravarsi del quadro clinico del paziente, il 21 ottobre è stato riferito alla commissione essere stata preparata da un medico una lettera di segnalazione all'autorità giudiziaria, mai inviata a causa della morte. Ciò nonostante non viene predisposto un monitoraggìo continuo delle sue condizioni».
E la commissione chiosa: «E' da notare la mancanza di qualsiasi supporto descritto per la rianimazione. L'equipe non viene chiamata. Sarebbe arrivata in 5 o 6 minuti». Sul registro degli indagati sono finiti tre agenti penitenziari accusati di omicidio preterintenzionale, per avere picchiato Cucchi nei sotterranei di piazzale Clodio. e sei medici del Pertini, ai quali viene contestato l'omicidio colposo. I pm attendono ancora la relazione dei medici legali che faccia chiarezza sulle fratture della morte del detenuto. lntanto il sindacato autonomo
di polizia penitenziaria definisc e«confortanti» le conclusioni della Commissione.
«Che Cucchi sia morto per l'eccessiva perdita di peso è una notizia importante», afferma il segretario Donato Capece.
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