La statua della nobiltà

«Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare libere, i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste a me, e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata». I famosi versi del sonetto The New Colossus, dedicato da Emma Lazarus alla Statua della libertà, sono scolpiti sul piedistallo del celebre monumento e sono diventati un vero e proprio inno per le decine di milioni di immigrati che hanno trovato negli Stati Uniti la loro terra promessa. Adesso, mentre New York festeggia il 125esimo anniversario della "madre degli esiliati", si scopre che la più celebre statua d'America non venne affatto concepita come un'allegoria dei diritti umani per i deboli e i diseredati della terra.
Gli unici "immigrati" di cui si parla nella dedica del 1886 erano infatti gli «illustri discendenti della nobiltà francese», cioè gli aristocratici che combatterono a fianco dei ribelli contro gli inglesi nella guerra d'indipendenza. E i versi di Emma Lazarus furono scritti solo molto più avanti, per finanziare una raccolta di fondi promossa da artisti e scrittori per pagare il piedistallo della statua.
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