«Per gli stati vegetativi una Giornata indispensabile»

Una Giornata per far conoscere le svolte che la vita può assumere, sostenere le famiglie che affrontano situazioni di estrema difficoltà, strette tra le speranze di un recupero e le fatiche quotidiane, spesso in grande solitudine, una Giornata infine che vorrebbe riconciliare gli animi nel ricordo di una donna, la cui tragica fine dopo un lunghissimo iter giudiziario ha diviso l’Italia. Si tratta della giornata nazionale delle persone in stato vegetativo, che il Consiglio dei ministri ha approvato venerdì scorso su proposta del ministro della Salute Ferruccio Fazio. Il governo ha indicato nel 9 febbraio 2011 - secondo anniversario della morte di Eluana Englaro - la prima ricorrenza di questa iniziativa, e la decisione non ha mancato di sollevare prevedibili polemiche da parte di chi continua a rivendicare il diritto di ciascuno a porre fine la vita quando ritenuta «indegna». Soddisfatte invece le associazioni dei parenti che assistono i loro cari colpiti dalle più gravi cerebrolesioni.
A dare la spiegazione dell’iniziativa governativa era stato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella: «A volerla fortemente sono state le associazioni dei familiari delle persone che vivono in questa condizione, che hanno lavorato al Libro Bianco del ministero della Salute. Questa data ricorda a tutti noi l’anniversario della morte di Eluana Englaro, una ragazza affetta da disabilità grave la cui vita è stata interrotta per decisione della magistratura. Con questa giornata il ricordo di Eluana non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione per un obiettivo che ci unisce tutti. Da oggi sarà un’occasione preziosa in più per ricordare a tutti noi quanto è degna l’esistenza di tutti coloro che vivono in stato vegetativo e non hanno voce per raccontare il loro attaccamento alla vita». La giornata punta non solo sul ricordo, ma sulla opportunità di guardare al futuro, sostenendo famiglie e ricercatori: «Questa giornata sarà anche un appuntamento per fare il punto scientifico su tutte le scoperte su queste situazioni - ha aggiunto Eugenia Roccella - di cui sappiamo ancora troppo poco. E potrà rappresentare una finestra di visibilità per queste persone e le famiglie che le accudiscono amorevolmente, troppo spesso coscientemente accantonate dai media che si rivolgono al grande pubblico, come ha dimostrato la recente vicenda della trasmissione Vieni via con me».
Le associazioni dei familiari confermano la loro approvazione. «Si tratta senz’altro di una bellissima iniziativa - commenta Gian Pietro Salvi, presidente della "Rete" -: significa riconoscere la dignità di queste persone e portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro condizione. Evitando che se ne parli solo sotto la spinta emotiva di un fatto eclatante, ma come messaggio istituzionale». Concorda Paolo Fogar, presidente della Federazione nazionale associazioni trauma cranico (Fnatc): «E importante perché la conoscenza non è mai troppa. E queste giornate servono anche a stimolare la ricerca, un aspetto su cui le famiglie puntano molto. Speriamo che il ministero promuova anche la giornata del trauma cranico, che celebriamo da 13 anni». Anche Fulvio De Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma, vede la giornata come un’occasione «per approfondire queste tematiche e lanciare un messaggio di pacificazione dopo la sofferta vicenda di Eluana, che ha diviso le coscienze». Questa giornata servirà anche «a dar conto della realtà delle famiglie e dei loro pazienti». «Senza pregiudizi e ideologia conclude De Nigris - intitolare la giornata alla memoria di Eluana significa non farla morire mai». Con la scelta del 9 febbraio, anniversario della morte di Eluana, «il suo ricordo non sarà più una memoria che divide ma un momento di condivisione per un obiettivo che ci unisce tutti». «Significa riconoscere la dignità dei pazienti e portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro condizione».
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