Sotto l'ombrellone spunta l'amnistia

Dalla Rassegna stampa

 

Quattro anni di indulto e quattro di amnistia che valgono complessivamente ben più del dimezzamento della popolazione carceraria nonché l'azzeramento delle pendenze processuali nei tribunali. L'estate sta finendo ed è arrivata la proposta di amnistia. A presentarla il senatore del Pdl Luigi Compagna. I cofirmatari della proposta sono tutti di centrosinistra, tra cui Franca Chiaromonte del Pd ed Emma Bonino dei radicali. Non è facile che il disegno di legge trovi spazio nell'agenda parlamentare. Esso però rende possibile l'avvio della discussione pubblica sulla necessità di un provvedimento di clemenza. I contenuti sono ben più ampi rispetto a quelli presenti nella legge sull'indulto del luglio 2006. In primo luogo la proposta comprende anche l'amnistia, in secondo luogo l'indulto sarebbe di quattro anziché di tre anni come invece era ai tempi del Guardasigilli Clemente Mastella. Nel 1992, con legge costituzionale, fu elevato il quorum necessario per approvare una legge di clemenza. Da allora il Parlamento non ha mai varato un provvedimento di amnistia. L'ultimo in ordine cronologico risale a vent'anni fa. Nel disegno di legge Compagna vi è un lungo elenco di reati estinguibili. L'amnistia non si applicherebbe invece, tra gli altri, ai seguenti reati: delitti commessi da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, peculato, corruzione, evasione, delitti colposi contro la salute pubblica, omicidio colposo e lesioni personali colpose limitatamente ai fatti commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all'igiene del lavoro, corruzione di minorenne, usura. I contenuti della proposta ricalcano sostanzialmente quelli della legge n. 73 del 1990. L'esclusione di taluni reati finanziari toglie spazio alle critiche provenienti da chi a sinistra potrebbe paventare il classico colpo di spugna per i crimini dei colletti bianchi. L'amnistia che si andrebbe a concedere non sarebbe una amnistia condizionata: essa non verrebbe revocata nel caso di nuovo reato commesso negli anni successivi alla concessione del provvedimento. Si legge testualmente nella relazione introduttiva del disegno di legge che: «Non si concorda con le varie ipotesi di amnistia condizionata avanzate in passato; il controllo sulla buona condotta dell'amnistiato sarebbe incombenza non meno gravosa per gli uffici competenti, che andrebbero anche individuati e forniti delle risorse economiche necessarie; l'amnistia condizionata in sé si presta, poi, all'obiezione che essa mantiene in vita (in certi casi anche dopo il termine di prescrizione del reato) procedimenti che si accumulano negli uffici giudiziari per un altro quinquiennio». Per la parte relativa i all'indulto, nel disegno di legge vengono condonati sino a quattro anni di pena, che diverrebbero cinque nel caso di persone affette da determinate patologie gravissime (Aids, tumori ed epatiti). Sono esclusi coloro che si sono macchiati di delitti gravissimi, come strage, associazione di tipo mafioso, sequestro di persona, usura. L'indulto, a differenza dell'amnistia, verrebbe revocato se chi ne ha usufruito dovesse commettere, entro cinque anni, un delitto non colposo per il quale riporti condanna a pena detentiva non inferiore a due anni. Infine nei confronti dello straniero si prevede che all'indulto si accompagni l'espulsione. È quasi impossibile che si trovi in Parlamento l'accordo necessario per approvare la legge di clemenza. Nel frattempo i detenuti hanno superato la soglia delle 68 mila unità mentre i posti letto regolamentari sono 43 mila circa. Il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta, in una lettera rivolta al personale, ha però affermato che l'emergenza è frutto di eccessive campagne mediatiche.

 

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