Solo la pietà può far finire l'orrore in Siria

Dalla Rassegna stampa

Più passano questi giorni abominevoli e il massacro, in Siria, mostruosamente, sconciamente, si gonfia, più mi convinco che la soluzione, l’unica possibile ancora per poco, ovvero un intervento dell’Occidente, non verrà dal prevalere di pur evidenti ragioni pratiche, politiche, «egoistiche»: ovvero che il tollerare un governo assassino ci macchi e ci renda infinitamente più deboli, ci esponga la prossima volta, e ci saranno infinite prossime volte, a pericoli maggiori, a vergogne più devastanti. No: questo non basterà, abbiamo torto a contarci troppo. La nostra stanca viltà è così limacciosa da soffocare anche la coscienza di ciò che ci conviene. La Turchia, perfino la Turchia che abbiamo altezzosamente respinto dall’Europa, noi sussiegosi professori di democrazia, ci dà una lezione, definisce «terrorista» il governo siriano, ribaltando efficacemente proprio l’insulto che Bashar Assad rivolge ai ribelli.

L’unica soluzione verrà dal prevalere della pietà. Sì, la cristiana antica, umilissima compassione per l’altrui sofferenza. Ma anche la pagana, laicissima «pietas», che non chiede fede, a cui basta il rispetto dell’uomo per l’altro uomo anche se vive in una terra diversa e le sue ragioni non coincidono con le nostre.

Certo tutto questo non può smuovere cancellerie astutamente parolaie e concretamente inerti: dicono di preparare il «dopo Assad», questi sofisti pretenziosi, hanno già voltato pagina, i ministri e i presidenti, e fanno finta di non accorgersi che il despota guadagna posizioni, macella gli avversari, parla di nuovo con alterigia e arroganza. Ma la compassione può accendere in una gran vampa il cuore di un’opinione pubblica finora sospettosa, mal informata, assente. E’ qui che il cuore dell’Occidente batte sempre di un sangue più ricco. Vedremo allora, finalmente!, un corteo per la Siria nelle strade delle capitali d’Europa.

Lapietàdunque.Esarannoibambini siriani che ci costringeranno a partecipare infine alla altrui sofferenza, quella che Boccaccio chiamava, mirabilmente, «umana cosa». I bambini di Aleppo bombardata, dove il sangue non ha il tempo di raggrumarsi, di Homs, di Idlib, di Hama: questa in fondo è una rivoluzione nata dall’indignazione per lo strazio di un gruppo di bambini. Bambini cheti guardanocon occhi da vecchi,tormentati, quasi fossero al mondo da settanta anni. Li hanno mai visti, finora, questi occhi, inconfondibili, indimenticabili, fissi di muto smarrimento, pieni di riflessi di fiamme e di rovine, i politici che si turbano per i rischi, in caso di aiuto ai ribelli, di una destabilizzazione del Medio Oriente, che indietreggiano davanti al pericolo di una jihad fatta da qualche centinaio di forsennati e che i siriani sono i primi a voler accantonare e rimandare a casa?NongiocanopiùibambinidiAleppo perché le strade sono spazzate dalla bombe, perché perfino andare a comprare il pane è scendere in prima linea, diventare «terrorista». Possibile che abbiamo ripudiato questa gente?

Muoiono i bambini di Aleppo, se ne è accorta, finalmente, dopo 500 giorni, anchelaCnnelomostreràagliamericani.In passato le immagini di bambini assassinati dalla carestia e dalla guerra ci ha fatto scoprire (in ritardo, quanto in ritardo) la tragedia somala. I bambini trucidati accanto alle madri ai piedi degli altari, in chiesa, ci hanno svelato l’Uganda. Allora guardiamo, imprimiamoci in mente questi bimbi uccisi dalle bombe dei piloti di Bashar; non censuriamo l’orrore anche se ci fa male, i corpicini straziati dalle schegge, le teste staccate dalle bombe termiche. Gli assassini contano su questa censura della pietà. E invece bisogna pensare a coloro che con il loro agire hanno provocato tutto ciò e a coloro che, chiudendo gli occhi e balbettando le scuse della realpolitik, se ne fanno complici. Questo pensiero è utile, questa rabbia è utile. Perché educa alla indignazione, ci rende acuti, impedisce che si dimentichi. Darà a tutti la stessa sensazione,atroce, che provachièstatoinSiriainquestimesi,lasensazionediunacapillare,invisibilepotenza del male, di una saturazione da parte di un invisibile odio corrosivo. Coloro che hanno ucciso questi bambini sono malvagi, e il male non può, non deve vincere.

Abbiamo bisogno di dare una veste politicaaquestamisericordia?C’è,esiste, è la celebre tesi della «sovranità come responsabilità». I governi, tutti i governi sono cioè responsabili sia di fronte ai propri cittadini sia di fronte alla comunità internazionale, di garantire la sicurezza e il benessere anche di coloro che vivono negli altri paesi. Dove questo neo-interventismo, questo sacrosanto diritto di intrusione ha più ragioni di essere che nella Siria che massacra i suoi bambini?

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