Solo "nien" all'idea "crucca"

I "grandi vecchi" dei Pd alla riscossa, nel tentativo di rinvigorire le sorti del partito, depresso dalla fallimentare cura Bersani. Dopo la "strigliata" data la scorsa settimana dall'"Obama bianco" di ritorno, seguita dalla piccola ma significante sortita di Romano, in appoggio all'idea del nuovo Ulivo, ieri dalla bella Gallipoli, dove sta trascorrendo i rimasugli di vacanza, ha parlato l'ex leader Massimo il quale tramite le colonne dell'amica "La Repubblica" ha indicato ai Democrats la strada che bisognerà percorrere in futuro, passante in maniera determinante dalla riforma della legge elettorale.
D'Alema, sarà per l'anzianità politica, vuole sbolognare sostanzialmente, oltre alla legge "porcellum", il bipolarismo, con conseguente ritorno al "caro" uninominale e per fare ciò la rotta giusta è copia e incollare "il sistema elettorale tedesco". "Noi potremmo convogliare un campo vasto di forze, dall'Udc alla Lega nord, e creare un assetto tendenzialmente bipolare, anche se non bipartitico, dove si andrebbe alle urne con cinque, massimo sei partiti, con un centro forte che si allea con la sinistra, con la sfiducia costruttiva, con una buona stabilità dei governi, che volendo potremmo persino rafforzare con l'introduzione di una clausola anti-ribaltone. Non riesco a immaginare uno schema migliore, per un Paese come il nostro". L'ex ministro dell'interno ha stoppato anche un possibile rendez vous del mitico "mattarellum" con cui "siamo andati alle urne con quattordici partiti".
L'aplomb di D'Alema, però, non è più quello dei tempi, neanche tanto lontani, che furono, e purtroppo per lui, la proposta "made in Germania" non ha trovato grossi consensi nel Pd, per una volta, almeno in questa occasione, unito nel cestinare questa idea antistorica, che sa di triste ritorno alla Prima Repubblica. Il primo a bocciare il "suggerimento" antibipolare del presidente del Copasir è stato proprio il "compagno" Bersani che ha ricordato come non sono sufficienti poche "regole per raddrizzare le gambe ai cani. In Italia nel senso comune si è determinato un assetto con due grandi schieramenti che non saranno quattro righe a sconfessare" il meccanismo che il leader del Partito democratico ha in testa ha alcune caratteristiche: deve "riflettere la base territoriale, confermare l'assetto bipolare con un margine di flessibilità, evitare l'eccesso di personalizzazione". Per il vicepresidente del Senato, Emma Bonino, la proposta dell'ex Premier, "oltre a essere in controtendenza rispetto a quella proposta uninominale del Partito democratico", comporterbbe pericolose "alleanze post-elettorali, così come vogliono anche l'Udc e l'estrema sinistra". Ancora più severa nei confronti dell'illustre parere è la pasionaria Rosy Bindi, alter ego di Bersani nell'area cattolica del Pd, per la quale "non si può immaginare di uscire dal berlusconismo tornando indietro, con i partiti che umiliavano le istituzioni e i cittadini non si può tornare alla politica delle mani libere, come di fatto sarebbe con il sistema tedesco, delle coalizioni costruite a tavolino dopo il voto".
E se tra le "mura amiche" la proposta elettorale "crucca" di D'Alema non ha trovato consensi, altrettanto peggiore è stato il commento degli altri partiti, tutti comunque concordi nella salvaguardare, sia con questa legge che con un'altra, il bipolarismo. Massimo Donadi, presidente dei deputati dell'Italia dei valori, ha confermato per l'ennesima volta la necessità di "cancellare il prima possibile il 'porcellum', salvaguardando assolutamente il bipolarismo, che permette ai cittadini di sapere, al momento del voto, chi governa e con quale programma". Lapidario, infine, ma probabilmente veritiero Fabrizio Cicchitto che ha intravisto nella sortita di D'Alema una extrema ratio "per cercare di surrogare con la modifica della legge elettorale la debolezza politica e sociale del Partito democratico e della sinistra in genere rispetto all'azione di governo e alla granitica forza del blocco sociale di centrodestra".
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