Solo effetto Bagnasco?

Gioca la carta della vittima perseguitata. Emma Bonino alla prima conferenza stampa del dopo sconfitta lamenta il poco impegno nel sostenerla da parte di alcuni alleati del centrosinistra e parla di un’alleanza Berlusconi-Bagnasco che le è costata la vittoria. Incredibile ma vero.
Dopo una campagna elettorale passata a sostenere che la questione del voto cattolico non si poneva e che era «un politichese abbastanza spinto», oggi afferma l’esatto contrario. Per quanto riguarda gli alleati, smentisce di aver polemizzato con il Pd per il mancato appoggio nella campagna: «Non ho mai detto che mi hanno lasciata sola, confermo però che il 3 gennaio quando mi sono candidata loro non avevano nessuno» ed è stato solo dopo alcuni giorni che Nicola Zingaretti ha chiesto al partito di rompere gli indugi in mancanza di un nome del partito che avesse rilevanza nazionale.
Poi il suo evergreen: la protesta sulle presenze televisive dei leader durante il periodo pre-elettorale. Bonino cita alcuni dati: dal 1 al 26 marzo, ad esempio, «il centrodestra è stato al Tg1 con il 62 per cento di presenze, 58 per cento al Tg2, 52 per cento al Tg3, fino ad arrivare all’80 per cento nel Tg4 e al 68 per cento nel Tg5». A questo si aggiunge «lo sprint, o come altri lo definiscono, il colpaccio di Berlusconi dal 21 al 26 marzo».
Bonino lamenta, dunque, la «totale assenza di contraddittorio» durante la campagna elettorale con le forze di centrodestra e, in particolare, con il presidente del Consiglio, reso impossibile «dalle televisioni che hanno violato la legge, anche il regolamento sulla par condicio che imponeva confronti in prima serata, mentre io ne ho fatti solo due alle 9 di mattina e in un altro Polverini non si è presentata». La Radicale sostiene che una cosa del genere «all’estero non succede», riferendosi alla discesa in campo in prima persona di Berlusconi: «All’estero non è che si mobilitano Sarkozy, Gordon Brown, il Papa e chi altro ancora? Ma di che parliamo? Poi, certo, nel Pd possono strapparsi le vesti, ma il vero problema è stato questo. Io credo di aver fatto una campagna elettorale intensa e vigorosa».
Infine, a chi le chiede se il buon risultato a Roma sia un voto contro Alemanno, Bonino taglia corto: «Avremo tempo per fare eventuali analisi».
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