La solidarietà al Papa

La celebrazione della Pasqua si è svolta quest’anno in un clima caratterizzato dalla campagna di stampa internazionale che tende ad addossare al Papa responsabilità per l’occultamento di episodi esecrabili di pedofilia da parte di religiosi. Per quanto infondate e prive di riscontri attendibili appaiano le accuse. Dì fronte a una ripresa così aggressiva dello spirito antipapista del mondo protestante, e non solo, la chiesa cattolica sta esprimendo in modo limpido e autorevole il valore della solidarietà interna, mettendo in primo piano la comunione tra i pastori. Vanno in questo senso le parole rivolte dal cardinale Angelo Sodano domenica a Benedetto XVI sul popolo di Dio "che non si lascia impressionare dal ‘chiacchiericcio’ del momento". Si tratta di una conferma importante, che però, forse, non riesce a imporsi in un sistema di comunicazioni largamente inquinato da atteggiamenti pregiudiziali. La solidarietà al Pontefice ha una base assai più ampia di quella dell’istituzione, coinvolge grandissime masse di credenti e di persone di buon senso in tutto il mondo. E questa voce potente anche se sommessa del popolo di Dio che deve farsi sentire, che andrebbe messa in primo piano, in modo che qualche giornale antipatizzante non possa scrivere, come El Pais, che solo "la gerarchia" si stringe a difesa del Papa.
I prelati hanno un ruolo da svolgere in questa penosa vicenda: oltre a esprimere vicinanza al Papa, dovrebbero contribuire a realizzare un sistema di comunicazione - e ancor più di governo della comunicazione - all’altezza della sfida. L’episodio della predica di padre Raniero Cantalamessa è un esempio da manuale di errore comunicativo. Il paragone tra la persecuzione verbale e mediatica sofferta dal Pontefice con quelle che hanno tormentato il popolo ebraico di per sé non è offensivo. Non cì voleva una particolare capacità profetica, però, per prevedere che avrebbe aperto un altro fronte del quale non c’era proprio bisogno. Con Giovanni Paolo II, un comunicatore spontaneo inarrivabile, appoggiato dalla sapienza mediatica di Joaquin Navarro Valls, la Curia esercitò quasi naturalmente un’influenza nel discorso pubblico.
La lezione di Benedetto XVI è di altissimo profilo culturale, e proprio per questo suscita controversie e ostilità. Che vanno contrastate anche con un adeguato esercizio di gestione e qualità della comunicazione.
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