Soldi in Tanzania, choc nella lega (e Opa di Maroni...)

Dalla Rassegna stampa

Dalla Tanzania a Cosentino, da Dodoma a Gomorra, tutto in 24 ore, in una di quelle giornate che forse verrà ricordata come il primo vero tentativo di Opa di Maroni sulla leadership di Bossi. Tutto inizia in mattinata, quando su un quotidiano ligure esce una clamorosa notizia: una parte dei fondi pubblici destinati al Carroccio sarebbe stata investita in una società che opera nella capitale tanzaniana di Dodoma, grazie alle spericolate operazioni del tesoriere, Belsito, un fedelissimo di Bossi. Nel pomeriggio, mentre il caso inizia a montare arriva l'annuncio della rottura definitiva col Pdl, in Parlamento, sancita dall'annuncio del voto favorevole all'arresto di Nicola Cosentino, previsto per oggi in giunta. Un annuncio che Maroni dà in prima persona, nelle stesse ore in cui annuncia che rinuncia alla battaglia sulla sostituzione del capogruppo bossiano Reguzzoni. Non è un caso, non è un dettaglio: in serata si capisce che Maroni vuole cavalcare questa storia africana, potenzialmente devastante per l'immagine della Lega (il partito che urla all'africano a Varese e poi investe il suo tesoretto in Africa...) per lanciare la scalata al partito: al termine della segreteria politica di via Bellerio l'ex ministro dell'Interno chiede al più presto la convocazione di un Consiglio federale ad hoc e lascia capire che l'aria è pesantuccia. Nel mirino c'è Francesco Belsito, segretario amministrativo federale, tesoriere del Carroccio ed ex sottosegretario alla Semplificazione nell'ultimo governo Berlusconi, uomo di strettissima fede bossiana. Sulla sua testa, Maroni vuol giocare la partita col senatùr e ieri s'è consumato il primo round. L'obiettivo è il partito, non più la poltrona di capogruppo, l'offensiva parte da Milano, non da Roma.

Il giallo dei fondi investiti
Secondo quanto ricostruisce il Secolo XIX alla fine del 2011 Belsito ha messo in moto una considerevole serie di operazioni finanziarie coordinate da Banca Aletti, il sistema di private e investment banking del Banco popolare. Secondo il quotidiano ligure il 14 dicembre la Lega fa un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6 mesi a un interesse del 3,5%; il 28 dicembre 1,2 milioni di euro per l'acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise ltd di base a Larnaca, nell'isola di Cipro, e infine il 30 dicembre il collocamento di 4,5 milioni di euro in Tanzania. È l'ultimo spostamento dell'anno e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord. Totale: quasi 8 milioni di euro in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti base di 700.000 euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito. L'operazione in Tanzania, inoltre - specifica il Secolo XIX "coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l'ex ministro Aldo Brancher". Belsito, dal canto suo, spiega che i soldi investiti arrivano dal finanziamento pubblico ovvero da rimborsi elettorali. Il che rende tutto ancora più grave al punto che anche Matteo Salvini, europarlamentare del Carroccio, vuol vederci chiaro: «Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l'affitto a fine mese. La "Padania" versa in difficoltà economiche. E poi leggiamo della Tanzania...».

Il voto su Cosentino
«I nostri due membri esprimeranno in giunta il voto favorevole alla richiesta di arresto per Nicola Cosentino». L'annuncio è arrivato nel pomeriggio di ieri direttamente dall'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni: con i 2 esponenti del Carroccio, i sì all'arresto raggiungerebbero quota 11, insieme a 4 membri del Pd, ai 2 del Fli, ai 2 dell'Udc e all'unico esponente dell'Idv. I no sarebbero invece 9, vale a dire i 7 membri del Pdl, il rappresentante di Popolo e territorio e il deputato del Misto Mario Pepe. Da verificare la scelta di Maurizio Turco. deputato radicale.
 

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