I soldi ai sindacati e le forbici della Bonino

Dalla Rassegna stampa

Se avesse avuto pieno successo la congiura per estromettere la lista circoscrizionale del PdL e se Emma Bonino fosse ora il governatore del Lazio, il suo addio al Senato sarebbe contrassegnato da un disegno di legge - di chiaro contenuto antisindacale - che, tra gli altri aspetti, vorrebbe abolire le principali fonti di finanziamento delle confederazioni ovvero le trattenute in busta paga delle quote degli iscritti. Il meccanismo è noto. Il lavoratore sottoscrive una delega in conseguenza della quale il datore di lavoro effettua una ritenuta mensile sullo stipendio (in generale, pari all`1 % della retribuzione) che poi è tenuto a riversare nel conto corrente del sindacato territoriale.
Il medesimo procedimento viene effettuato dagli enti previdenziali a carico delle pensioni. In questo caso, quasi sempre funge da intermediario il patronato a cui il pensionato si rivolge per presentare la domanda e i documenti utili ad ottenere la prestazione.
Diversamente da quanto scritto, il disegno di legge, a firma della pattuglia radicale eletta nelle liste del Pd, è stato presentato da tempo e ha assai poche probabilità di fare strada. Si tratta, però, di una battaglia che i radicali portano avanti da almeno 15 anni. Nel 1995, furono tra i promotori di un referendum che abrogò la norma dello Statuto dei lavoratori che imponeva alle aziende di effettuare la ritenuta delle quote associative e di girarle ai sindacati. Così, tutto il sistema di esazione e versamento dei contributi associativi (che è effettivamente un costo amministrativo per le imprese) si basa adesso su vincoli unicamente di natura contrattuale, che hanno perduro il loro fondamento legislativo e che potrebbero essere legittimamente disdetti. Quanto ad eventuali interventi legislativi correttivi, sarebbe una forzatura vietare alle parti sociali, come propone il progetto radicale, la possibilità di concordare una procedura privata di finanziamento del sindacato. Basterebbe stabilire, per legge, una scadenza delle deleghe (ora a tempo indeterminato salvo revoca) trascorsi alcuni anni. I sindacati, soprattutto quelli dei pensionati, incontrerebbero parecchie difficoltà nel ricorrente impegno organizzativo richiesto per il rinnovo periodico.
La signora Thatcher non ebbe bisogno di leggi speciali per piegare uno dei sindacati più potenti e conservatori del mondo. Le fu sufficiente introdurre alcune regole tese a sottoporre a referendum dei lavoratori le clausole - di lunga tradizione - che rendevano obbligatoria l`iscrizione al sindacato. Attaccate nella borsa le Trade Unions non riuscirono più a riprendersi.

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