"Soft law" e irriducibili: 2600 gli emendamenti

Se Livia Turco parla di «legge mite» e il Pdl Benedetto Della Vedova, iscritto al Partito radicale transnazionale, propone una “soft law”, la radicale di sinistra Maria Antonietta Coscioni, invece, usa toni duri: «Nessun compromesso sulla pelle dei malati». Ciascuno descrive sommariamente così i propri emendamenti al ddl Calabrò sul testamento biologico - circa 2600 in tutto - presentati ieri, nell`ultimo giorno utile prima della scadenza dei termini, in Commissione Affari sociali della Camera. Un centinaio di correzioni al testo licenziato nel marzo scorso dal Senato è stato presentato dal gruppo del Pd; 2470 emendamenti sono stati presentati dai radicali democratici; una manciata - ma solo uno davvero di peso sono quelli firmati dai finiani e dai liberal del Pdl. I punti salienti della critica alla legge pro-life del centrodestra erano già emersi durante l`iter legislativo di Palazzo Madama: il fatto che l`articolo 8 renda le Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) del paziente non vincolanti per i medici, e il fatto che la «nutrizione artificiale» (formulazione messa a punto nel frangente e che comprende alimentazione e idratazione forzate) non possa essere in alcun modo rifiutata e quindi non possa essere oggetto di testamento biologico. Ma Livia Turco pone stavolta l`accento anche sull`articolo 3 che «prevede il divieto di sospensione della nutrizione per tutti gli stati del fine-vita, definita dalla perdita di capacità di intendere e volere, quindi non solo per le persone in stato vegetativo permanente ma per tutti i malati terminali. Il Pd, quindi - puntualizza Turco - chiede alla maggioranza di cancellare questo scandalo dell`imposizione per legge dell`accanimento terapeutico». Spiega l`ex ministra della Sanità che la linea scelta dal partito, questa volta a Montecitorio, è ben diversa da quella fallimentare che venne adottata al Senato, «molto più coerente»: accantonati, per esempio, i «casi eccezionali» in cui il medico poteva prendere in considerazione la sospensione della nutrizione, come proposero i senatori Pd, ora «alcuni emendamenti che ricalcano la posizione prevalente nel, partito dicono chiaramente che la nutrizione può essere rifiutata nelle Dat». La volontà del dichiarante è diventata «impegnativa», per il Pd. Però, «a fronte di un beneficio, la Dat può essere disattesa ma sempre tenendo conto della relazione terapeutica». «É il principio del diritto mite, insomma - conclude Turco - della valutazione caso per caso, della valorizzazione della relazione tra paziente, medico, fiduciario e familiari. Che segue il dibattito sviluppatosi nel Paese dopo l`approvazione della legge in Senato». Parla di «soft law anche Benedetto Della Vedova che ha raccolto una quarantina di firme attorno al suo emendamento con il quale bypassa le Dat e il testamento biologico «inquadrando giuridicamente il percorso per arrivare a una decisione caso per caso» lasciando «l`ultima parola ai medici di concerto con, i familiari». Un emendamento che ha già sedotto molti nel Pdl, oltre ai finiani di stretta osservanza e ad alcuni noti liberai. Nomi di peso - ancorché sotto embargo perché nel partito è ancora troppo flebile l`opposizione ai pro-life - come l`ex ministro della Difesa Antonio Martino, tessera numero due di Forza Italia. «Non puoi mettere mano al testo Calabrò solo per migliorarlo perché è un testo pessimo: va stravolto». La radicale Maria Antonietta Coscioni invece, con i suoi 2470 emendamenti, usa toni da irriducibile: «Bisogna inserire la parola dignità nell`artitolo 1 che parla di tutela della vita». E naturalmente la volontà espressa nelle Dat non è solo «impegnativa» ma «vincolante». «Per noi non esistono terze vie che si propongono alternative alla chiarezza o alla trasparenza: noi diciamo no a chi vorrebbe mantenere la pratica dell`eutanasia clandestina, quella che si fa nelle case ma non negli ospedali pubblici». Ma alla Camera dove troverete i numeri per vincere la partita? «Non ci sono - risponde Coscioni` - ma i nostri emendamenti sono stati elaborati con la "consulenza" dei malati e dei disabili che conoscono bene il testo Calabrò e che ci hanno espresso non le loro perplessità ma le loro forti paure».
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