I socialisti già con Giuliano

Dalla Rassegna stampa

Rino Formica su il Riformista lancia un appello “ai socialisti in camicia azzurra” per il voto a Giuliano Pisapia. Nobile intento, con indicazioni condivisibili, che però parte da un'analisi della realtà milanese piuttosto vecchia.

Sia come dati che come riferimenti personali e politici, che impedisce a Rino di cogliere un dato consuntivo e non un'ipotesi: i socialisti, l'area laica e riformista hanno già votato per Pisapia, essendo politicamente determinanti sin dalle primarie di novembre. È lo stesso errore che commette Massimo Cacciari che in più, di suo, aggiunge una cocciutaggine intellettuale e politica che lo spinge perfino nel giorno del trionfo di Giuliano a spiegarci, sulle pagine del Corriere, come Pisapia sia il candidato sbagliato e il centrosinistra milanese sia guidato da imbecilli che non hanno colto la grande opportunità di votare Albertini.

Può essere di qualche utilità quindi vedere come il "fenomeno Pisapia" sia quanto di meno casuale si possa immaginare e come l'operazione costruita intorno alla candidatura dell'avvocato milanese sia stato tutt'altro che l'acquisto di un biglietto della lotteria.

Nello studio di Pisapia si è raccolto quasi un anno fa un piccolo gruppo di amici ed esponenti politici di provenienza di sinistra estremamente eterogenea accomunati da una volontaria marginalità rispetto alle oligarchie e alle parodie di partiti e partitini della sinistra milanese che ha iniziato da subito a lavorare su una ipotesi molto semplice: per tornare a vincere a Milano si doveva operare in maniera opposta rispetto a quanto fatto fino ad ora. A Milano la sinistra non è mai andata oltre il 40% ma ha avuto la guida della città in tutti i momenti di svolta e sviluppo con Caldara nel 1913, con Greppi nel 1946, con Cassinis prima e Aniasi poi negli anni sessanta e settanta, infine con Tognoli fino alla fine del secolo, grazie a un'alleanza con la borghesia "illuminata" laica e con la forte componente cittadina cattolico-liberale. Partendo da questa semplice considerazione si è definito il profilo "ideale" del candidato che è cosa tutta diversa dalle imitazioni di berlusconismo e di leghismo che inevitabilmente scomparivano di fronte all'originale, ma è un esponente con una chiara storia di sinistra, lontano dalle derive nuoviste e giustizialiste, con una capacità di dialogo e tessitura politica di alleanze che una volta avevano i partiti della sinistra laica e riformista.

La scommessa era che il professionista di successo membro di una delle famiglie milanesi più note e rispettate, una storia di impegno politico e sociale in città, garantista e difensore della legalità e dei diritti senza ombre, un passato di parlamentare, che gli ha guadagnato il rispetto unanime di tutte le parti politiche, manifestasse una leadership in grado di reggere una partita politica totalmente esterna ed almeno inizialmente in contrasto con le burocrazie di partito votate al detto "sconfitta sia basta che sia mia". Pisapia ha prima imposto le primarie, candidandosi senza alcuna negoziazione partitica, poi le ha vinte contro il candidato del Pd, infine ha gestito gli scossoni post primarie in maniera tanto accorta da riuscire a mettere in campo la coalizione di liste e partiti più ampia della "seconda repubblica", dai "moderati civici" e i Radicali fino ai comunisti di tutte le confessioni, senza nessuna polemica nei confronti di un Pd pure uscito ferito e umiliato dal confronto.

Pisapia ha rivendicato fin dal primo momento la "continuità" con la storia della sinistra milanese e quindi con il socialismo municipale, sia attraverso atti simbolici come la partecipazione ali annuale raduno socialista di Volpedo sia soprattutto attraverso atti politici, quali il recupero delle buone pratiche di confronto con la società milanese nelle sue diverse articolazioni associative e, soprattutto, il ritrovare lungo vecchi sentieri abbandonati da anni una classe dirigente politica e cittadina che era stata dimenticata. La grande abilità di Pisapia è stata quella di impedire che questa fosse un'operazione nostalgia o di rinverdire vecchi rancori, ma fosse una riscoperta di uri antica "scuola" che è in grado ancora di produrre risultati apprezzabili sul piano delle idee: è nato anche così il "Comitato del 51%" animato da una vecchia gloria come il cattolico liberale Piero Bassetti che ha raccolto oltre cento professionisti ed esponenti della società milanese che hanno costituito l'agorà politica dove si sono fatte le prove di nuova alleanza tra una sinistra che non si vergogna di sé stessa e un centro che ragiona in termini di sviluppo e non di egoismi.

È così che Pisapia politico di sinistra non partitico ha suscitato un'alleanza "mitterrandiana", (confermata dallo slogan della campagna "La forza gentile" che richiama la "forza tranquilla" di Seguela per il primo Mitterrand) basata su un "gauchismo" creativo e propositivo e un riformismo meneghino pragmatico ed inclusivo, che prima ha battuto quel che resta del progetto degli eredi della sinistra Dc e del Pci poi ne ha lanciato uno di speranza inclusivo che si contrappone all'inefficienza di un centrodestra con poche idee spesso a traino della Lega che ha costruito il proprio successo suscitando le paure degli immigrati e dei comunisti e non è in grado di esprimere progetti positivi.

In fondo, a Milano si è fatta una scelta antica ma sempre valida, quella di fare e pensare politica prima di urlare. Ascoltando, discutendo e proponendo, prima di affermare. Il metodo Pisapia è in fondo semplice: è la politica, bellezza.

© 2011 Europa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

Radicali italiani è un movimento politico che vive esclusivamente grazie all’autofinanziamento. È così da sempre: non abbiamo mai ricevuto fondi, finanziamenti o rimborsi pubblici. Scopri cosa fanno i Radicali grazie a te e aiutaci a raggiungere i nostri obiettivi!C’è un Movimento per una...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:   "A orientare il dibattito sulla modifica dell'Italicum non devono essere gli interessi dei partiti, o delle loro correnti, ma il diritto dei cittadini a conoscere e scegliere davvero chi si candida a rappresentarli. Un...
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani   "Il recupero di credibilità da parte della politica e la rilegittimazione delle istituzioni agli occhi dei cittadini passa anche e soprattutto dalla selezione della classe dirigente. Ecco perché a orientare il dibattito sulla...