Slitta ancora l'Imu per la Chiesa L'incredibile miracolo dei tecnici

Sull'Imu per la Chiesa i tecnici hanno fatto un miracolo: l'hanno fatta scomparire, ancora una volta. Il regolamento predisposto dal ministero dell'Economia per l'applicazione della cosiddetta legge sulle liberalizzazioni, il cui articolo 91-bis si occupa dell'esenzione dell'imposta comunale sugli immobili degli enti non commerciali - ovvero, per quelli proprietà di enti religiosi, non destinati alle attività di culto - è stato infatti bloccato dal Consiglio di Stato.
Hanno fatto un miracolo, i tecnici, sbagliando: il Consiglio ha respinto il testo per questioni di forma.
Chissà perché infallibile su altro, i tecnici sono stati meno precisi nel far pagare il Vaticano. «Incompetenza o malafede? - si chiede Felice Belisario, capogruppo al Senato dell'Italia dei Valori In entrambi i casi il governo dei tecnici ha fatto un altro pasticcio». E poi: «E esecutivo è sempre molto attento quando si tratta di colpire i più deboli - continua Belisario, in quella che è una sintesi perfetta di altri interventi - ma è invece timido e impacciato quando deve applicare misure di equità anche ai poteri che contano».
La questione si protrae da mesi. Nonostante lo stesso cardinal Bagnasco avesse, attirandosi molte simpatie, assunto una posizione possibilista. «Non abbiamo pregiudizi a rivedere le norme vigenti sull'esenzione», aveva detto il cardinale, probabilmente spinto dalle forti polemiche di quei giorni, e dalle pressioni provenienti dallo stesso mondo cattolico. Incassato il via libera di Bagnasco, a quelle dichiarazioni seguì ed eravamo a febbraio 2012, il 15 - una nota di palazzo Chigi: «In merito all'esenzione dall'imposta comunale sugli immobili riservata a tutti gli enti non commerciali proprietà della Chiesa - scriveva l'ufficio stampa di Mario Monti - il Presidente del Consiglio e Ministro dell'economia e delle finanze ha comunicato al Vice Presidente della Commissione europea, Joaquin Almunia; la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento che chiarisca ulteriormente e in modo definitivo la questione». L'emendamento alla legge, arrivò - modificando la precedente formulazione voluta da Berlusconi nel 2005 - ma tutto finì lì. Lo stesso Almunia dichiarò: «Ci sembra un progresso sensibile e speriamo di poter chiudere presto la procedura di infrazione contro l'Italia». Già, la procedura. Perché l'Imu per la Chiesa, "ce la chiede l'Europa", ma pare non basti.
«In questi mesi abbiamo assistito per l'ennesima volta - dice Mario Staderini, segretario dei Radicali - alla ripetizione sempre uguale della Storia: nessuno, da destra a sinistra, vuole toccare i privilegi della Chiesa».
Nonostante la dichiarazione d'intenti del presidente Monti, e nonostante l'emendamento approvato, non è infatti accaduto nulla fino al mese scorso, quando stampa e associazioni rilevarono che della risposta promessa all'Unione Europea - e alla procedura di infrazione che considera l'esenzione come "aiuto di Stato", attivata grazie alla denuncia dell'eurodeputato Marcello Turco - ancora non c'era traccia, costringendo il ministro Grilli - nel frattempo subentrato all'interim di Monti - ad una risposta interlocutoria: «Presto appronteremo il testo». Evidentemente però per i tecnici il detto vale al contrario e, non la fretta, bensì la calma li induce in errore. Passato un altro mese, infatti, arriva oggi la bocciatura. «L'amministrazione scrivono i giudici nella motivazione - ha compiuto scelte applicative che non solo esulano dal potere regolarmente attribuito, ma che sono state effettuate in assenza di criteri o altre indicazioni normative atte a specificare la natura non commerciale di una attività». Doppio errore, dunque: competenza e formulazione dei criteri. Il Consiglio infatti prosegue: «In alcuni casi è stato utilizzato il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta (per le attività culturali e sportive); in altri il criterio dell'importo non superiore alla metà di quello medio previsto per le stesse attività svolte nello medesimo ambito territoriale con modalità commerciali (per le attività ricettive e in parte per quelle assistenziali e sanitarie); in altri ancora il criterio della non copertura del costo effettivo del servizio (attività didattiche)».
L'Uaar (l'Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, associazione di cui è presidente la fisica Margherita Hack) ha così commentato sul suo sito: «Il ministero è andato oltre i propri poteri. E l'ha fatto elencando in maniera dettagliata le situazioni in cui un immobile è esente dall'imposta. Ed è facile intuire a beneficio di chi».
Ma di quanti soldi stiamo parlando? Una stima precisa è complicata, almeno finché non si stabiliranno i criteri. L'Anci (l'Associazione dei Comuni) però parla di oltre 500 milioni di euro, e solo per la fetta che toccherebbe alle amministrazioni locali. Una cifra consistente, che potrebbe aiutare i comuni in difficoltà. «Si pensi ad esempio al Comune di Roma che ha un debito spaventoso - commenta sempre Mario Staderini - e che con l'esenzione, secondo gli stessi uffici comunali, rinuncia ad una cifra che oscilla tra i 25 e i 40 milioni di euro». Altrimenti, secondo stime non ufficiali dell'Agenzia delle entrate, si tratterebbe di quasi due miliardi l'anno, per i centomila immobili coinvolti, di cui 9 mila scuole e qua si 5 mila strutture sanitarie.
La questione è dunque rinviata. Dal governo fanno sapere che risolveranno tutto entro dicembre. Il ministro Grilli, rispondendo ai cronisti, da Lussemburgo, a assicurato: «Troveremo le soluzioni tecniche appropriate». L'obiettivo, insomma, resta quello: «assoggettare al pagamento dell'Imu tutti quelli che devono pagare». E speriamo soltanto che, studiando, trovino il modo in tempo per il prelievo della prima rata dell'Imu. Gennaio è alle porte.
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