Siria, Bonino: «È un errore armare gli anti Assad»

Dalla Rassegna stampa

La «buona notizia» è che «Domenico Quirico è vivo». Ad affermarlo è la ministra degli Esteri Emma Bonino ai microfoni di Radio24, ospite della trasmissione «24mattino». La titolare della Farnesina ha spiegato che, in base alle informazioni in possesso, la diplomazia italiana può confermare che «fino a qualche giorno fa, di sicuro» l’inviato della Stampa in Siria «è in vita». Le tracce di Quirico si sono perse il 9 aprile scorso. Il 6 giugno Quirico aveva parlato con la moglie per telefono, anche se poi era calato nuovamente il silenzio data la situazione particolarmente delicata; per questo all’epoca la Farnesina chiese di mantenere la linea di riserbo necessario per favorire l’esito positivo del caso. Intanto, ha proseguito Bonino, continuano le ricerche attraverso tutti i canali «diplomatici», dei «servizi» di intelligence e dei «gruppi» aperti dalla diplomazia italiana. La Siria, ha ricordato la ministra, «è una zona di guerra dove non c’è un esercito strutturato che combatte contro un altro esercito», ma «gruppi che fronteggiano altri gruppi, a volte anche della criminalità organizzata».

«Assad ha alleati potenti», «vicini» e «lontani»: «per questo non credo ad una soluzione militare», ha ribadito la titolare della Farnesina, sempre ai microfoni di Radio24 rispondendo alla domanda sul perché della reticenza delle potenze occidentali nei confronti di una soluzione militare che metta fine al conflitto siriano, che ha già provocato oltre 100mila morti. «La Siria è uno scenario diverso» rispetto a quello delle Primavere arabe; quello che è in gioco è il nuovo posizionamento geopolitico del mondo musulmano». «Fornire armi in una regione già piena di armi aggraverebbe la situazione», la Siria è una «polveriera che non è il caso che esploda nuovamente» rimarca la titolare della Farnesina. «Fermo restando che il regime torturatore di Assad sia inaccettabile, la prospettiva da adottare è quella di capire anche che succederà dopo. Non possiamo permetterci che la Siria si spezzetti in tre Stati divisi». Per questo, conclude Bonino, «per ora stiamo facendo pressione sull’opposizione affinché sia più strutturata, più inclusiva, dato che finora è stata molto frammentata e molto fragile. E se sbagliamo, avverte, «potremmo dover combattere i gruppi islamisti che, forti in Siria, inizierebbero ad infiltrarsi anche in altri luoghi».

 

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