La Siria blocca Facebook sui cellulari

La paura del contagio rivoluzionario ha indotto le autorità siriane a bloccare l’accesso a Facebook sui cellulari. Il quotidiano Asharq al-Awsat ha riferito che in Siria non funzionano più né Nìmbuzz né eBuddy, due programmi che permettono di accedere alla chat del diffuso social network e ad altri sistemi di messaggistica. Social network, chat e blog sono evidentemente considerati molto pericolosi dal regime di Damasco, visto che sono stati utilizzati con successo per organizzare in tempi rapidi raduni e proteste contro il governo dalla Tunisia all’Egitto.
Anche la pagina principale di Facebook è bandita nel Paese, dove però i proxies permettono di aggirare l’oscuramento. La Siria - dove il partito Baath è al potere dal 1963, l’opposizione è al bando e vige una legislazione di emergenza - ha così inasprito le già rigide restrizioni sul web. Una legge per la regolamentazione della Rete, già approvata a novembre dal governo di Damasco e in attesa del via libera parlamentare, consentirà alla polizia di entrare nelle redazioni dei siti e di arrestare i giornalisti che violano le norme sulla censura. In questi ultimi anni, il web ha avuto un grande sviluppo in Siria, diventando una delle principali fonti di informazione rispetto a giornali e tv, strettamente controllati dallo Stato. Da tempo il governo ha preso di mira i siti dei partiti di opposizione, come quello dei Fratelli musulmani, della minoranza curda e di associazioni per i diritti umani. ma anche social network come Facebook, Twitter e YouTube. A tutt’oggi sono circa 240 i siti chiusi dalle autorità. Lo scorso luglio l’associazione per la libertà di stampa Reporter senza frontiere (Rsf) ha definito la Siria come uno dei Paesi più repressivi in termini di censura su Internet.
© 2011 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU